Prigionerio in Mauritania da 14 mesi, ora si muove la diplomazia europea

La Mogherini apre un dossier per il tecnico di Cornaredo arrestato

Cristian Provvisionato

Cristian Provvisionato

Cornaredo (Milano), 9 ottobre 2016 - Da New York a Strasburgo, passando per Nouakchott, capitale della Mauritania. Si infittiscono i segnali che lasciano presagire cauti motivi di ottimismo, nel caso di Cristian Provvisionato, 43 anni, l’operatore di sicurezza di Cornaredo incarcerato da 14 mesi senza accuse nel Paese africano.

In attesa di giudizio, l’uomo, diabetico, è infatti trattenuto come vero e proprio ostaggio dal governo, nella caserma dell’antiterrorismo di Nouakchott, per la mancata fornitura di un sistema di spionaggio informatico, pagato dalla Mauritania a un pool di società straniere, con cui collaborava anche una di Milano. La stessa che ha inviato Cristian in loco, il 16 agosto 2015, per sostituire un esperto di informatica.  Cristian, scambiato all’inizio per un tecnico, sarà arrestato due settimane dopo, arrivando a perdere fino a 30 chili nei primi nove mesi. Solo a maggio 2016, il primo interrogatorio, in cui il giudice ha avuto modo di accertare che stava interrogando una persona del tutto priva di competenze informatiche e ancor più inconsapevole delle manovre di spionaggio cibernetico che avevano incrociato la sua sorte. Da una parte il giudice, dunque, che si è preso un lungo tempo per decidere. Dall’altra il governo, che aveva bisogno di una figura di garanzia, nella speranza di recuperare il milione e mezzo di euro andato in fumo. In mezzo, la sorte di un innocente, che dove sposarsi al suo ritorno con la compagna Alessandra, in prima fila con la madre di Cristian, Doina, e il fratello Maurizio, per riportarlo a casa.

Ma ora gli sforzi sembrano dare qualche risultato. A New York, anzitutto, nella sede delle nazioni Unite si è svolto un lungo colloquio tra il sottosegretario agli Esteri italiano, Vincenzo Amendola (Pd) e il titolare dello stesso dicastero in Mauritania. Incontro dagli esiti top secret, per il Mae, ma dal quale trapela un secco invito della Farnesina ad accelerare i tempi della vicenda giudiziaria. Non a caso, probabilmente, gli avvocati mauritani della famiglia Provvisionato sono tornati dopo molto tempo a chiedere la libertà vigilata per Cristian, con facoltà di attendere l’esito del giudizio in Italia. Un po’ come accaduto al marò Salvatore Girone, dopo il pronunciamento dell’arbitrato internazionale. «Qualcosa si sta smuovendo», dice a mezza voce la compagna Alessandra Gullo. «É soprattutto una speranza, ma i segnali in effetti sembra si intensifichino». Ultimo fra tutti, la lettera di Federica Mogherini, alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, in risposta alla richiesta di aiuto inviata dallo stesso Cristian, qualche settimana fa. Una lettera consegnata il 6 agosto al fratello Maurizio, a Nouakchott. Poi imbucata come raccomandata dalla madre, a Cornaredo. Nella replica, la Mogherini assicura: «La Ue prenderà in carico il caso e lo seguirà».

Potrebbe essere a questo punto non casuale l’importante incontro che si è tenuto due giorni fa nella capitale della repubblica islamica proprio tra l’ambasciatore della Ue (presumibilmente latore di un messaggio dalla Mogherini) e ilMinistro degli esteri mauritano. Nel frattempo, il procuratore ha rimandato ogni decisione al giudice, che a questo punto può decidere in modo autonomo. Un altro passo verso la libertà e la giustizia? Nel frattempo, dopo alcuni articoli sull’intricata vicenda usciti in lingua araba sulla stampa mauritana, anche un’associazione locale per i diritti umani si è schierata a fianco del detenuto italiano, rimarcando l’irregolarità del suo arresto senza mandato e chiedendone la liberazione. Anche la trasmissione «Chi l’ha visto» si è occupata del rebus e il parlamentare dei Cinque Stelle Davide Tripiedi ha inoltrato l’ennesima interrogazione parlamentare al governo. Ma l’imbarazzo, dopo tanto stallo, ormai serpeggia anche a Roma.

enrico.fovanna@ilgiorno.net

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