Prigioniero in Mauritania, da 9 mesi in carcere senza accuse: "Il Governo si muova"

Interrogazione sullo specialista di Cornaredo ostaggio in Mauritania di ENRICO FOVANNA

Cristian Provvisionato

Cristian Provvisionato

Milano, 23 maggio 2016 - Un'interrogazione al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, «affinché si conosca quale iniziative sono in atto per aiutare l’italiano Cristian Provvisionato, dall’agosto 2015 recluso in un carcere della Mauritania senza un capo d’imputazione e malato di diabete». A investire il Governo sulla sorte dello sfortunato 42enne di Cornaredo, tuttora agli arresti senza accuse specifiche nel Paese islamico dell’Africa occidentale, dopo avere perso 30 chili in nove mesi, è questa volta il senatore della Lega Nord Gian Marco Centinaio. Al giovane, ricorda il capogruppo del Carroccio al Senato, è stata contestata, solo verbalmente, l’accusa di far parte di una banda internazionale di truffatori informatici che avrebbero danneggiato la sicurezza dello Stato mauritano. «Provvisionato - ricorda Centinaio - in realtà si era recato in Mauritania convinto di sostituire un collega di lavoro. Ora risulta detenuto dal giorno in cui è stato fermato, due settimane appena dopo il suo arrivo in quel Paese; non è mai comparso davanti a una corte fino a pochi giorni fa e non è chiaro se in questa ultima circostanza a Provvisionato sia stato formalizzato o meno un capo di imputazione specifico».

L’ostaggio sarebbe inoltre privo di medicinali appropriati, è sottoposto a un regime alimentare inadeguato alla sua patologia e proprio per questa ragione «avrebbe già perso i 30 chilogrammi; l’Italia è priva di sede diplomatica in Mauritania e gestisce i suoi interessi dalla capitale del Marocco, Rabat. Il prigioniero ha fatto sapere con una propria missiva di ritenere di esser stato mandato alla sbaraglio in Mauritania...» nell’ambito della fornitura di software finalizzati alla protezione dalle minacce cibernetiche, da parte di un’altra società estera «che, stando a quanto lo stesso Provvisionato ha scritto, avrebbe truffato il Governo mauritano». Il rappresentante del Carroccio chiede quali iniziative il Governo italiano stia assumendo per assicurare al 42enne di Cornaredo «adeguata tutela giurisdizionale fino al suo rilascio da parte delle autorità mauritane, nonché la fornitura delle medicine di cui ha bisogno per trattare il diabete da cui è affetto». Si domanda infine «se non ritenga opportuno il Governo disporre l’invio di una missione diplomatica in Mauritania per seguire più da vicino il caso».

Intanto l’edizione tabloid del giornale mauritano Alakhbar rivela che dietro l’arresto ci sarebbe una truffa da un milione e mezzo di euro, subita dal governo mauritano nell’ambito dell’acquisto di apparecchiature spia. L’operazione, supervisionata dal consulente del presidente Ahmed Ould Bah, detto Hmeida, avrebbe portato all’arresto di due persone, tra cui l’italiano. L’equivoco però comincia ad apparire evidente anche alla magistratura mauritana. Provvisionato infatti non è un informatico, ed è stato inviato sul posto dalla Vigilar di Milano, un’azienda che si occupa di investigazioni aziendali.

Da noi contattato in più di un’occasione, il management della società ha preferito non rilasciare dichiarazioni, forse anche in considerazione del fatto che, con la denuncia nei suoi confronti, la famiglia ha aperto un delicato contenzioso giudiziario. Secondo i congiunti e secondo lo stesso Cristian, infatti, recluso in una caserma della capitale Nouakchott e assistito in loco dall’avvocato Boumeya Ould Hamoud, l’azienda lo ha inviato sul posto per sostituire un funzionario italiano che doveva rientrare per problemi familiari. Ma proprio in quelle due settimane è scattato l’arresto. Cristian è stato finalmente interrogato davanti a un giudice lo scorso 10 maggio e ha spiegato con dovizia di particolari la sua estraneità ai fatti. Ora la famiglia e l’Italia attendono che il magistrato si pronunci per la sua libertà.

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