Crisi di coppia e impatto dell’economia

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Marina

Martini*

Negli ultimi anni la crisi economica collegata alla pandemia e aggravata dagli scenari bellici nel cuore dell’Europa, ha avuto un pesante impatto sulle famiglie e ha reso difficoltosa la decisione di porre

termine al rapporto di coppia.

Si è aggiunto, infatti, al peso morale che consegue alla scelta di chiudere legalmente un rapporto, anche il peso economico che consegue alla

frattura del nucleo familiare.

È indubbio che la separazione implica di per sé un peggioramento globale

nella situazione economica, fatta eccezione per i grandi

patrimoni che possono assorbire il contraccolpo della crisi senza particolari sofferenze. Nella maggior parte dei casi, invece, le conseguenze della separazione si traducono in una inevitabile contrazione delle reciproche possibilità economiche.

Il nucleo familiare che, cumulando spesso due redditi di lavoro, riesce a far fronte alle proprie esigenze compreso il canone di locazione o la rata

del mutuo, dopo la separazione deve rivedere il proprio stile di vita. Si pensi al costo di un’ abitazione che viene a gravare su chi debba lasciare la casa coniugale quando non vi sia una casa messa a disposizione gratuitamente dai genitori o comunque un immobile di

proprietà in aggiunta alla casa familiare. Oggi quindi la separazione personale, pur rappresentando un diritto

affermato dal codice civile, nella realtà, si traduce in un privilegio inaccessibile per molte coppie che sono costrette a far buon viso a cattiva sorte e a portare avanti un rapporto ormai esaurito per motivi puramente di sopravvivenza economica.

Si tratta di un fenomeno che ha pesanti risvolti sociali perché persone costrette per motivi economici a vivere sotto lo stesso tetto aumentano la

reciproca insofferenza e aggressività, talvolta anche nei confronti dei figli conviventi e comunque con grave pregiudizio degli equilibri familiari. Pertanto è sempre più frequente, nell’esperienza degli avvocati, dare corso all’incarico ricevuto dal cliente e quindi convocare la controparte presso il proprio studio, rappresentare le ragioni del disagio coniugale o di

coppia come gli sono state descritte, abbozzare perfino uno schema di accordo, per poi dover recedere su richiesta dello stesso cliente che si

rende conto di non avere materialmente la possibilità di sostenere gli oneri economici scaturenti dalla separazione.

*Avvocato Foro di Milano

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