Crimini informatici il triste primato tutto italiano

Ruben

Razzante*

Italia ha conquistato un triste primato nella classifica delle attività cybercriminali.

E’ prima in Europa e tra i primi al mondo per attacchi malware (con un software malevolo mettono a rischio un sistema) e ransomware (infettano con un software il dispositivo attaccato per limitarne l’accesso e richiedere il pagamento di un riscatto per rimuovere il blocco). I cinque settori più colpiti dai cybercriminali in Italia sono la pubblica amministrazione, la sanità, il tech, il manifatturiero e il banking. Lo documenta l’ultimo report di Trend Micro, specialista delle soluzioni di cybersecurity. I dati sono frutto delle analisi della Smart Protection Network, la rete di intelligence globale di Trend Micro che individua e analizza le minacce e aggiorna costantemente il database on-line relativo agli incidenti cyber, per bloccare gli attacchi in tempo reale grazie alla migliore tecnologia platform-based disponibile sul mercato. La Smart Protection Network è costituita da oltre 250 milioni di sensori e blocca una media di 65 miliardi di minacce all’anno, con il record di 94 miliardi di minacce bloccate nel 2021. L’edizione del Data Threat Report di Thales, gruppo leader mondiale nel settore della sicurezza, svela che un’azienda su cinque è pronta a pagare il riscatto ai criminali informatici per rientrare in possesso dei propri dati e quasi un’organizzazione su due non intende aumentare la spesa dedicata alla cybersicurezza. Da una parte, quindi, c’è la consapevolezza dei danni economici che i cyber crimini possono arrecare ai bilanci delle aziende, dall’altra le risorse destinate alla messa in sicurezza dei sistemi informatici vengono viste come un costo e non come un investimento. I rischi per la sicurezza informatica sono aumentati durante il Covid, con l’incremento dello smart working e delle strategie multicloud e quindi degli accessi da remoto ai sistemi aziendali. *Docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica