Crac Mercatone Uno, futuro nero a Pessano

Cinesi di Max Factory interessati ad assicurarsi altri punti vendita. Resta così molto critica. la situazione di 23 dipendenti

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I cinesi di Max Factory vogliono assicurarsi un pezzo di Mercatone Uno, ma nello shopping del Dragone non c’è Pessano. A suscitare l’interesse del colosso dei prodotti per la casa sono altri quattro punti vendita del franchising del mobile low-cost fallito nel 2019: Cesano Maderno, in Brianza, oltre a Pavia, Gravellona (Piemonte) e Rubiera (Emilia). La catena vuole approfittare dello spezzatino messo sul piatto dai commissari per salvare il salvabile, attività e dipendenti, 1.643 in cassa integrazione straordinaria, e si è fatta avanti per acquisire i negozi che le interessano. Ma a due condizioni: assumere solo il 60% del personale – dei 140 posti in gioco se ne perderebbero 56 – e di selezionarli direttamente. "Inaccettabile" per i sindacati che domani per la prima volta tratteranno con la controparte. "La legge mette dei paletti per operazioni di questo genere, i dipendenti si scelgono in base a criteri ben precisi - chiarisce Matteo Moretti, segretario della Filcams-Cgil Brianza in prima linea sulla vertenza -. Sappiamo che i player del settore non fanno a gara per assicurarsi i vecchi store del Mercatone, ci sediamo al tavolo con la massima responsabilità, consapevoli, però, che sul piatto ci sono già delle provocazioni".

In bilico c’è il futuro di tante famiglie, 23 quelle della Martesana toccate in prima persona, sulle montagne russe da cinque anni, trascinate dalle alterne fortune del marchio sbarcato sul territorio negli anni Novanta con il vento in poppa, diventando punto di riferimento per migliaia di clienti e poi finito nelle secche della crisi. Erano in tutto 55 gli esercizi coinvolti dal buco di Shernon Holding srl, la società che aveva rilevato i negozi del vecchio sponsor di Marco Pantani e che ha portato i libri in tribunale in 9 mesi dopo avere accumulato 90 milioni di euro di debiti. Un anno fa il crac, certificato dal Tribunale di Milano. Il fallimento ha coinvolto l’indotto, 500 aziende che vantano crediti per 250 milioni e i loro 10mila addetti. Tutti col fiato sospeso aspettando nuove proprietà. "Mercatone Uno è una ferita aperta - conclude Moretti - stiamo facendo di tutto per trasformarla in un nuovo inizio". Ma sulla provinciale dove l’insegna gialla con la scritta blu e rossa era una bussola per chi metteva su casa, adesso c’è solo una saracinesca abbassata.

Barbara Calderola

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