Tamponi rapidi dal medico di base? A Milano aderisce meno di uno su 10

In tutta Lombardia su 7.321 dottori e pediatri solo 1.812 hanno dato la disponibilità per fare i test. All’Ats Metropolitana hanno risposto in 232 su 2.507

Tamponi Covid

Tamponi Covid

Milano, 12 novembre 2020 -  Oggi l’Areu trasferirà il triage da campo per i pazienti soccorsi in codice verde alla Fiera, liberando gli spazi allestiti dall’esercito in via Novara dove dovrebbe partire a giorni il punto tamponi gestito dall’Asst dei Santi. Uno dei tre pronti (gli altri sono a Romolo e Linate) in una Milano ancora sopra i mille nuovi positivi al giorno, dove il tampone rapido dal proprio dottore rimane un miraggio: se in Lombardia meno di un medico o pediatra di base su 4 si è detto disponibile a farli ai propri pazienti, a Milano sinora meno di uno su dieci ha risposto alla chiamata dell’Ats a partecipare a quello che secondo il Ministero della Salute (e la Corte dei Conti) è un obbligo sancito da un accordo nazionale firmato dai sindacati che rappresentano il 70% della categoria.

La fotografia è contenuta in un report della Regione che Il Giorno ha potuto consultare: su 7.321 tra medici di base, pediatri di libera scelta e facenti funzione in Lombardia hanno aderito in 1.812, il 24,8%. Secondo Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg, che rimarcando come l’obbligo ricada anche sulla guardia medica (la materia di cui son fatte le Usca, che i tamponi li fanno da aprile), è sufficiente che aderisca uno su sei. Ma ci sono grosse differenze tra Ats e Ats: a Pavia ha aderito il 94,4% dei titolari o incaricati (390 su 413), nelle Ats Val Padana (155 su 570) e Montagna (60 su 214 ) la percentuale è leggermente migliore di quella regionale, mentre a Brescia ha risposto all’Ats poco più di un mutualista su 5 (172 su 842), e nell’Ats Insubria di Como e Varese (174 su 1.080) meno di uno su sei. A Bergamo, provincia martire della prima ondata, solo 101 su 803 professionisti, poco più di uno su otto. Comunque più che nell’Ats Metropolitana di Milano e Lodi, la maglia nera che ha 2.507 medici e pediatri in servizio ma solo 232 si son fatti avanti per i tamponi rapidi, il 9,3%. La Brianza, anch’essa sul fronte della seconda ondata, ha più del doppio di mutualisti disponibili a fare i tamponi (528) pur avendone un terzo, in tutto 892.

In compenso 168 dei milanesi e lodigiani son disponibili a fare i tamponi nel proprio studio, per un compenso stabilito dall’accordo in 18 euro a prelievo (a chi utilizza spazi messi a disposizione dalle Ats, dalla protezione civile e dai Comuni vengono riconosciuti 12 euro): il 72,4% degli aderenti, percentuale superiore a quella regionale di circa due medici su tre pronti a tamponare in stu dio. Sempre che non si scateni la "rivolta dei condomini" preconizzata dal presidente dell’Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi, leader locale del sindacato Snami che non ha firmato l’accordo, tra i molti problemi sollevati in realtà in tutt’Italia dai medici di base circa l’obbligo di partecipare ai tamponi. Per primo quello sui dispositivi di protezione individuale, oggetto dell’ultimo scontro tra l’Ordine e la Regione che ha diffuso i dati sui kit distribuiti da aprile a ottobre dalle Ats. Dei 2.489 preparati per i medici di base in estate, aveva evidenziato l’Ats Metropolitana, duecento non sono stati ritirati.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro