Morti di Covid alla Don Gnocchi, il pm archivia. Le famiglie: dove è la giustizia?

Anche nella casa di riposo milanese i pm non ravvisano il nesso fra colpe dei dirigenti e infezioni Covid

Protesta dei parenti degli anziani morti nelle case di riposo lombarde a causa del Covid

Protesta dei parenti degli anziani morti nelle case di riposo lombarde a causa del Covid

Milano, 28 maggio 2022 - ​Anche l’inchiesta sulle morti per Covid all’Istituto Don Gnocchi di Milano potrebbe finire su un binario morto. La Procura, anche in questo caso, è pronta a chiedere l’archiviazione del fascicolo sulla gestione della pandemia all’interno delle strutture della Rsa che vede indagati 4 dirigenti. Una strada già percorsa per altre realtà, a Milano e nel resto della Lombardia, dove nonostante il virus abbia provocato migliaia di decessi, secondo i pm non è stato possibile provare sul piano penale le responsabilità dei dirigenti. Tra le archiviazioni, il caso del Pio Albergo Trivulzio. Per la ‘Baggina’ i pm - pur riconoscendo numerose mancanze nell’organizzazione e nella gestione dei reparti - hanno ricordato come nelle prime fasi della pandemia i criteri di "tracciamento e contenimento" del virus non erano nemmeno stati "adeguatamente introdotti, sviluppati e articolati" dal ministero della Salute e a livello regionale. Non solo. C’era anche "una drammatica insufficienza" di "dpi e tamponi". In una situazione così critica, per la Procura non è possibile individuare un "nesso causale" tra le condotte dei vertici della Rsa e le morti. Sulla stessa linea anche la richiesta di archiviazione che il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Letizia Mocciaro stanno predisponendo per il Don Gnocchi e che nei prossimi giorni verrà trasmessa al gip, che valuterà il da farsi. Una decisione attesa, ma non per questo meno amara per i figli delle vittime del Covid. L’avvocato Remo Reboa, legale di alcune famiglie dalle cui denunce è partito il caso, "preannuncia la volontà di presentare una motivata opposizione se le motivazioni fossero le stesse del Trivulzio. Per il Don Gnocchi sono state portate delle prove di colpa grave" da parte dei vertici della struttura "che sono già state dimostrate in sede civile". Rabbia e sconcerto riempiono i racconti dei figli dei pazienti ricoverati all’Istituto Palazzolo e al De Girola, riuniti nell’associazione Felicita. "Noi non chiediamo soldi, chiediamo giustizia", incalza Paola Severgnini.

La sua mamma è morta al Palazzolo il 9 marzo 2020 nel reparto di medicina "e con lei – dice – sono morti tutti gli altri e anche la caposala si è ammalata. Spesso però ci siamo sentiti rispondere dai direttori sanitari che non c’era alcun problema. Quando sono entrata con la mascherina, poco prima del lockdown, per andare a trovare mia mamma mi hanno chiesto di toglierla". Chiede "un cambiamento nel sistema" Carla Porfirio, figlia di una paziente malata di Alzheimer che al Palazzolo è stata ricoverata 7 anni. "Anche prima del Covid le cose non andavano – dice – poi la situazione è precipitata. Tragico il racconto di Daniela Natali: "Mia mamma era ricoverata al Don Gnocchi De Girola, dove su 105 pazienti sono morti in 70. Il personale era ridotto all’osso e avevano il divieto di indossare le mascherine, pena il licenziamento. Una ex infermiera della struttura, malata di Covid, è stata curata all’interno della Rsa e poi si sono ammalati tutti. Perché la giustizia non viene fatta?". Una domanda senza risposta, finora.

 

 

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