Milano - La curva ha il suo picco massimo a marzo 2020, torna a impennarsi a novembre dello stesso anno. Scende per tutto il 2021, con una piccola risalita a marzo. A gennaio di quest’anno torna ad alti livelli, per poi scendere verso il basso ad aprile. Un’altalena che rappresenta la strage nei luoghi di lavoro in Lombardia da quando è esplosa la pandemia. I più colpiti sono gli operatori di "sanità e assistenza sociale", settore dove si concentra il 70,2% dei contagi Covid denunciati all’Inail in Lombardia, seguita da"attività manifatturiere" (5,2%) e "trasporto-magazzinaggio" (4,6%), cioè quella filiera della logistica e delle consegne che non si è mai fermata. Secondo gli ultimi dati Inail, da febbraio 2020 ad aprile 2022 sono stati denunciati in Lombardia 62.922 infortuni sul lavoro da Covid-19, il 24,1% del totale nazionale (260.750). Sono 206, in Lombardia, quelli "con esito mortale", il 24% degli 858 decessi in Italia. Una quota rilevante nella regione che, dall’ultimo monitoraggio di Palazzo Lombardia, ha registrato complessivamente oltre 40.600 morti. Ma i decessi per contagio contratto sul luogo di lavoro sono sottostimati, perché sfuggono alla rilevazione Inail (e agli indennizzi) quelli che non sono stati denunciati, nei settori dove il lavoro è più precario. Si aggiunge poi la difficoltà nello stabilire chiaramente se il contagio sia stato contratto effettivamente sul luogo di lavoro o in altri ambienti. Il 76% degli infortuni sul lavoro da Covid-19 denunciati è stato riconosciuto dall’Inail come tale, e sul 95% di quelli riconosciuti è già stato corrisposto l’indennizzo (ai familiari in caso di decesso). "L’analisi nella regione – si legge nell’ultimo report realizzato dall’Inail – evidenzia che le denunce pervenute da inizio pandemia afferiscono per il 63,0% al 2020, per il 15,8% al 2021 e per il 21,2% ai primi quattro mesi del 2022 (superati già ...
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