Il Covid, il coma, la sfida. "Mi avete ridato la vita"

Christian Labriola racconta la lotta contro il virus e ringrazia dottori e infermieri

Pieve, Cristian Labriola  stato ricoverato per Covid in Humanitas

Pieve, Cristian Labriola  stato ricoverato per Covid in Humanitas

Pieve Emanuele (Milano) -  Oltre un mese di ospedale e 18 giorni intubato. La storia di Christian Labriola, 47 anni pievese, finito in ospedale all’Humanitas per Covid e strappato alla morte nel centro medico. "Ringrazio medici e infermieri, mi hanno ridato la vita". Dimesso dall’Humanitas Emergency 19, ora sta facendo fisioterapia riabilitativa per tornare a camminare ma la il virus per ora gli ha lasciato il segno. Lui è forte e si riprenderà ma chiede a tutti di non abbassare mai la guardia: “la bestia è ancora fra noi". "Vorrei ringraziare tutto lo staff di Humanitas e del nuovo centro anti Covid - racconta Christian che nella vita fa l’autista di furgoni -. Appena arrivato in ospedale mi hanno diagnosticato polmonite bilaterale da Covid 19 variante inglese. Mi hanno messo il casco per i primi due giorni con ossigeno ad alti flussi, ma la situazione non migliorava, anzi peggiorava. Così hanno deciso di portarmi in terapia intensiva dove il dottore che mi ha preso in cura prima di di intubarmi mi ha detto "io ti addormento e ti risveglio, ti curo e ti do la mia parola che ti salverò la vita".

Ma le condizioni non sono migliorate subito tant’è che anche il secondo polmone stava collassando. "Ma dopo 18 giorni intubato in coma, dove ho sognato di tutto, mi son svegliato e il mio dottore, angelo custode, era lì a guardarmi e mi ha detto "visto che ho mantenuto la promessa, sei guarito". Per Christian comincia la fase di miglioramento e viene prima portato in terapia subintensiva e poi dimesso per iniziare riabilitazione a casa.

Mi hanno fatto rinascere e ora inizia una nuova vita all’insegna del mangiar sano, dell’amore verso il prossimo, con al mio fianco mia moglie Lorena e mio figlio Alessandro che sono le mie gioie e mia madre Elisabetta, che giornalmente quando mia moglie e mio figlio erano a casa in quarantena faceva avanti indietro per portare farmaci e spesa". Infine conclude con un appello: “Amo mia moglie, mio figlio e la mia famiglia più della mia vita. Fate attenzione, rispettate le regole perché questa bestia è ancora fra noi e si vede che non sa leggere i Dpcm". Un appello importante perché anche se stiamo diventando zona bianca, già da molti giorni la voglia di libertà fa dimenticare le regole basi per combattere il virus; mascherine e distanziamento, oltre al gel disinfettante, divenuto compagno delle nostre vite.  

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