Covid: "Da eroi a untori, ecco cos’è cambiato"

Garbagnate, Carla Pessina direttrice della Rianimazione racconta fatiche e disagi di tanti dottori come lei

Un’équipe dei medici in prima linea negli ospedali dell’Asst Rhodense

Un’équipe dei medici in prima linea negli ospedali dell’Asst Rhodense

Garbagnate Milanese (Milano), 19 novembre 2020 - «Non avevamo ancora smaltito la fatica fisica, emotiva e psicologica di marzo e ci siamo ritrovati nella stessa difficoltà, ma questa volta con la consapevolezza di sapere cosa ci aspetta, mentre fuori dall’ospedale molti non ci considerano più eroi ma untori". È la testimonianza di Carla Pessina, direttore del dipartimento anestesia, rianimazione e emergenza urgenza dell’Asst Rhodense. Da settimane è in prima fila in pronto soccorso e nei reparti Covid dell’ospedale di Garbagnate. Un impegno quotidiano, con turni anche di 12 ore, "nessuno si è tirato indietro, anzi al contrario, spesso si saltano i riposi, si prolunga il turno di servizio oltre l’orario, senza sapere quando finirà questa ondata di contagi e con la consapevolezza che se per caso manca un medico perché ammalato va in crisi tutto la tabella dei turni".

Velatamente , ma non troppo, questa fatica è appesantita da una sensazione che vivono molti medici, "forse a marzo quando ci hanno definito eroi era esagerato, non ci sentivamo cosi, facevamo il nostro lavoro. Nei mesi successivi e ancora oggi, invece, si verificano situazioni spiacevoli - racconta -: si rifiutano di affittare case a chi lavora in ospedale, qualcuno ha timore quando entri in negozio, altri che vivono nei palazzi devono disinfettare gli ascensori". Nel presidio ospedaliero garbagnatese in questo momento ci sono 16 pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva, con la trasformazione del blocco operatorio ci saranno altri 32 posti letto che saranno messi a disposizione anche degli altri ospedali lombardi, "rispetto a marzo oggi vediamo pazienti mediamente molto giovani tra i 40 e 60 anni, si è abbassata l’età ma il quadro clinico è sempre molto grave, il nostro approccio è più organizzato, abbiamo standardizzato la terapia, quello che non è cambiato è invece l’impatto emotivo, non ti abitui mai ad affrontare un’emergenza sanitaria". Medico anestesista rianimatore da 34 anni, Carla Pessina nel suo giro in pronto soccorso ha sempre una parola di conforto per tutti, "i pazienti hanno la necessità di essere rassicurati, anche se riesci a dedicare loro pochi istanti, per fortuna sono di più i pazienti che riconoscono lo sforzo e la fatica che facciamo e ci lodano, rispetto a quelli che si lamentano".  

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