Milano, blindato l'ospedale San Paolo dove è ricoverato l'anarchico Alfredo Cospito

Il paziente rifiuta la sedia a rotelle. All'esterno permane un presidio fisso dei suoi sostenitori con striscioni contro il 41 bis

Carabinieri e Polizia presidiano l' ingresso dell'Ospedale San Paolo

Carabinieri e Polizia presidiano l' ingresso dell'Ospedale San Paolo

Milano - L’ospedale San Paolo Milano dove è ricoverato Alfredo Cospito è blindato. L’anarchico è stato trasferito dal centro clinico del carcere di Opera al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale milanese, dove è ricoverato in una delle camere riservate ai detenuti in 41 bis. Cospito è stato trasferito, in via precauzionale, perché le sue condizioni di salute sono peggiorate a causa del lungo sciopero della fame, oltre al cibo, si rifiuta di assumere anche gli integratori. Davanti all’ospedale c’è un presidio fisso degli anarchici. “Il 41 bis è tortura, rifiutiamo trattative e accanimenti terapeutici. Fuori Alfredo dal 41 bis” si legge su uno striscione.

Il ricovero

Quando sabato nel tardo pomeriggio è arrivato in ospedale non ha voluto che l'operatrice sanitaria di turno lo spingesse con la sedia a rotelle fino alla sua stanza 'blindatà. Dopo aver ringraziato e chiesto scusa «per il disturbo» agli agenti di polizia penitenziaria che lo hanno 'scortatò, garantendo la massima sicurezza e segretezza, è entrato con le sue gambe e ha camminato fino a una delle due celle riservate a chi, come lui, è al 41 bis. Alfredo Cospito, ieri, per motivi precauzionali, ha lasciato il carcere milanese di Opera ed è stato trasferito nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo, una delle quattro strutture ospedaliere italiane che hanno una divisione attrezzata per accogliere i detenuti, anche quelli più pericolosi, e dove nel 2016 è morto il boss dei boss Bernardo Provenzano.

Il trasferimento

Il trasferimento dal penitenziario in ospedale dell'esponente dalla Fai, che da quasi quattro mesi sta portando avanti un durissimo sciopero della fame per protestare contro il regime del carcere duro, era in un qualche modo già scritto. Sebbene le sue condizioni anche oggi siano stabili, la scelta di non assumere, oltre al cibo, gli integratori ha alzato il livello di rischio di crisi cardiaca o, come ha denunciato il suo medico, di edema cerebrale. Cosa che, fin da subito, ha tracciato la strada al ricovero. Così attorno alle 18.15, è stato messo in atto un protocollo speciale, il piano Omega: circa 30 agenti di polizia penitenziaria, armati e incappucciati, con una decina di mezzi per far da scudo alla camionetta blindata con a bordo Cospito, in meno di un quarto d'ora, come un fronte compatto, hanno percorso la tangenziale indisturbati fino all'ospedale.

La sicurezza

Un'operazione che è avvenuta, da quanto è trapelato dagli ambienti giudiziari, in costante collegamento con la Questura e che è andata a buon fine grazie alla professionalità del personale che è riuscito ad eludere anche una piccola frangia di manifestanti di area anarchica che in quegli istanti si sarebbe staccata dal corteo in corso a Milano per recarsi davanti al penitenziario. Ora l'esponente della Fai si trova nella struttura, la 'Medicina V protettà, inaugurata nel 2001 e che accoglie principalmente i detenuti di San Vittore e Opera; non solo vengono ricoverati ma anche sottoposti a visite specialistiche. Guidata da Claudio Rognoni, e con medici, infermieri e altro personale sanitario ad hoc, la divisione ha 22 posti letto, di cui 2 in isolamento, in celle vere e proprie, per i cosiddetti '41 bis'.

Gli altri detenuti

Gli altri 20 sono suddivisi in 5 stanze 'apertè, ossia con le sbarre solo alle finestre, ciascuna delle quali può ospitare al massimo 4 degenti. Con un ingresso riservato alle ambulanze e tutti i varchi blindati, il reparto è anche presidiato da una quota di agenti di polizia penitenziaria. Qui sabato sera è entrato Cospito per essere monitorato e seguito nel rispetto del diritto alla salute di tutti e in attesa che la Cassazione, come ha chiesto il pg di Roma in vista dell'udienza del 24 febbraio, decida di revocare il regime del carcere duro e possa quindi allentare il braccio di ferro tra lui e il Governo.

Il sindacato di polizia

Dopo gli scontri a Milano, sul tema interviene anche Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia. ”Anche nel pomeriggio di ieri i colleghi milanesi sono stati impegnati in un delicatissimo servizio di ordine pubblico in occasione del corteo promosso dagli ambienti anarchici in solidarietà ad Alfredo Cospito, fra l’altro, trasferito temporaneamente nello stesso pomeriggio all’l’Ospedale San Paolo. Come noto nel corso dell’iniziativa, partecipata anche da estremisti provenienti da altre Province, per diverse decine di minuti i colleghi sono stati oggetto di un prolungato lancio di bottiglie, bombe carta, e fumogeni da parte dei manifestanti - molti dei quali travisati e muniti di caschi - che, peraltro, nel tentativo di ostacolare gli operatori delle forze dell’ordine hanno anche procurato significativi danneggiamenti all’arredo urbano ed agli allestimenti esterni di alcuni esercizi commerciali”. Così in una nota ieri Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia sugli scontri a Milano.

Gli agenti penitenziari

Dello stesso tenore la replica del segretario generale del Sindacato Polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo: “Siamo di fronte ad una giustizia a due pesi e due misure,generale del Sindacato Polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo che colpisce soprattutto i ‘poveri Cristi’ e concede licenze premio a mafiosi ed ergastolani. In questo clima i nostri politici - sottolinea Di Giacomo - continuano a dissertare sul 41 bis e sui diritti dei detenuti al carcere duro. Per noi sindacato penitenziario invece il duplice omicidio dovrebbe innanzitutto segnare uno spartiacque sul 41 bis e mettere fine definitivamente al clima di buonismo che si sta diffondendo a partire dal caso Cospito contro il 41 bis e che trova terreno fertile in ambienti dell’Unione Europea e nelle campagne sui diritti dei detenuti a regime duro. È dunque tempo che si risponda alla campagna alimentata in ambienti Ue spiegando che non ci possono essere sconti di trattamento per appartenenti alla criminalità organizzata che non solo non mostrano alcun pentimento ma tornano ad uccidere”.

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