Così l’onda del virus si abbatte sui Covid-hub

Sovraffollati i pronto soccorso delle strutture con reparti dedicati: "Ormai siamo come a marzo". Focolaio nel Cps di via Mosca

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di Giulia Bonezzi

Alle 19.30 del primo sabato sera col coprifuoco, mentre le sirene delle ambulanze squarciano il silenzio della movida spenta anzitempo dall’ombra del virus e di un nuovo Dpcm di contenimento, l’app della Regione che serve a controllare il grado d’affollamento dei pronto soccorso fotografa un filo rosso che a Milano percorre tutti e solo i Covid-hub. Sovraffollati i privati San Raffaele e Humanitas, sovraffollati ovviamente i pubblici: il Policlinico, il San Carlo e anche il San Paolo che tecnicamente non sarebbe hub ma fa parte della stessa Asst e ne condivide il destino di code al drive-in tamponi e Ps da bollino rosso. La Cgil Fp, in un comunicato, denuncia "la mancanza di percorsi dedicati sporco-pulito all’interno" dei due presidi, "a partire dal pronto soccorso fino ad arrivare alle degenze". E che il centro psicosociale di via Mosca giovedì è stato chiuso per sanificazione "a causa del contagio che ha interessato la maggior parte dell’équipe".

Dall’Asst dei Santi spiegano al Giorno che sono risultati positivi due infermieri e un assistente sociale ma "nessun paziente", anche perché da una settimana il Cps ha introdotto le attività da remoto; il servizio è stato trasferito per un giorno in via Soderini e riaperto l’indomani. Il direttore Stocco aggiunge che i percorsi sporcopulito "sono garantiti dalla costante vigilanza della responsabile della sicurezza Rspp aziendale. L’azienda fin dal 24 marzo tampona decine di operatori ogni giorno, così ha garantito percentuali di collaboratori contagiati tra le più basse della nostra regione". Secondo la Cgil, al momento sono "oltre 60" i lavoratori positivi al coronavirus nell’Asst. È un problema, quello dei sanitari contagiati, segnalato in diversi ospedali, dal Galeazzi al Sacco; e pesa sulle fatiche e sul morale di un personale già provato da mesi di pandemia.

Anche il Ps del Sacco alle 19.30 è sovraffollato, con 56 persone in cura (6 in codice rosso) ma in mattinata, riferiscono fonti interne, ha toccato un picco "di novanta, sono state usate anche brandine da campo". L’ospedale di riferimento per gli Infettivi è uno dei due che negli ultimi giorni ha superato quota duecento ricoverati per Covid. L’altro è il Niguarda, che è centro di riferimento per i grandi traumi e gli ustionati, ad esempio, e sarà il primo ospedale ad “adottare” un modulo al Portello dove il Policlinico, che gestisce l’ospedale in Fiera, ieri ha ricoverato in terapia intensiva altri cinque malati di Covid (una donna e 4 uomini, dai 50 ai 70 anni, dal Varesotto e dal Milanese), arrivando a otto in due giorni. Il Niguarda ha anche il pronto soccorso più importante della città, che in tempo di pace gestisce in media 280 pazienti al giorno, un quinto di tutti gli accessi in emergenza-urgenza di Milano. Sovraffollato, anche quello: il ritmo ora è di 230 pazienti al giorno ma quasi un centinaio hanno sintomi che li candidano al tampone, che scopre una trentina di positivi dei quali almeno venti vengono ricoverati, spiegano dal Grande Ospedale Metropolitano. "E aumentano i pazienti che hanno bisogno del CPAP", avverte Andrea Bellone, primario del Ps di Niguarda che ha convertito già sei reparti al Covid e altri ne sta trasformando, "avremo respiro fino a martedì, forse. Ormai siamo alla situazione di marzo, serve un lockdown vero di tre settimane almeno a Milano e il prima possibile; sarà comunque inevitabile, l’impennata del virus negli ultimi dieci giorni è impressionante".

E si scarica, al momento, quasi esclusivamente sui Covid-hub, che sono grandi ospedali multispecialistici e diversamente da marzo devono curare anche i pazienti non-Covid più complessi, ma ora sono costretti a ridurre attività per aprire reparti Corona. Per questo la Regione, con una circolare venerdì, ha imposto lo stop dei ricoveri a pagamento in tutte le strutture pubbliche ma anche di quelli programmati (cioè non urgenti o indifferibili) negli ospedali che non sono Covid hub, e devono mettere a disposizione letti per i pazienti Corona meno critici: "È necessario rafforzare - scrive la Dg Welfare - la collaborazione tra strutture hub e non hub", anche "relativamente alla possibilità di reclutare e allocare nel modo più funzionale possibile il personale".

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