Corso Magenta e la discreta bellezza dei cortili

Maurizio

Cucchi

Mi accorgo ogni volta, camminando in corso Magenta, che il luogo - per quanto il curioso già lo conosca - offre ogni volta una serie di rinnovati motivi di interesse. In questa mia esplorazione, dopo una escursione alla libreria “Giunti al Punto“, mi ritrovo davanti a un’apertura originale, nella sua eleganza. Sono al civico 10 ed è ancora leggibile, lassù, il numero di una volta, 2597, quello della numerazione austriaca che non mutava via per via, ma era progressivo per tutte le case della città e durò fino al 1860. È una deliziosa, piccola galleria, che si apre con una splendida bottega di barbiere, ma che mi attrae con le vetrine di Raw e in quella di Peyrano. Il primo si definisce un "cabinet de curiosités", ed è colmo di oggetti e oggettini d’arredo. Il secondo propone magnifici dolci torinesi. Poi arrivo nel grazioso cortile, e me ne esco soddisfatto di questa ennesima conferma della discretissima bellezza di molti angoli cittadini. Arrivo davanti all’architettura eclettica della Casa Rossi, realizzata verso il 1860 da Giuseppe Pestagalli. Dovrò rivisitarne il cortile ottagonale, per poi alzare gli occhi fin lassù, dov’è la celebre finestra che dà sul cielo. Ma è purtroppo un giorno di chiusura del portone. Un altro motivo per tornare presto sui miei passi. Intanto arrivo al settecentesco Palazzo Litta (opera di Francesco Maria Richini), che fu modificato a fine Ottocento e dopo i bombardamenti del 1943. Ma lì c’è il teatro, che ha un’antica e assai nobile storia. Oltrepasso il "Boccascena Café", dove mi propongo di sedermi quanto prima per una pausa di respiro, magari prima o dopo una serata lì a teatro. A questo punto decido di concedermi una pacifica pausa mutando orientamento, in senso consumistico, almeno nel pensiero. Così, sull’altro lato, perlustro il negozio di "Curiosità Esotiche", con le sue belle proposte di abbigliamento che già mi attraggono dalla vetrina.