Corso Garibaldi, movida silenziata Comune e residenti battono i locali

Respinto il ricorso dei commercianti: restano i divieti su dehor e asporto. I giudici: "Interessi bilanciati"

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di Nicola Palma

La stretta sulla movida in corso Garibaldi è confermata. Dopo l’ordinanza del 4 aprile scorso, che aveva sì dato torto i residenti ma ribadito l’efficacia dell’ordinanza firmata dal sindaco Giuseppe Sala il 4 giugno 2021, ieri è arrivata una nuova sentenza del Tar, stavolta interpellato sulla questione dai titolari dei locali del tratto compreso tra via Moscova e via Marsala e di largo La Foppa. In sintesi, i giudici hanno bocciato le istanze dei commercianti e ribadito che il provvedimento di Palazzo Marino per garantire il sonno agli abitanti della zona resta efficace. Rimangono quindi in vigore i divieti (validi tutti i giorni della settimana) di vendita e somministrazione per asporto di alimenti e bevande (alcoliche e non) dalle 22 alle 6 e di utilizzare dehor e tavolini esterni da mezzanotte alle 6.

La vicenda ruota attorno alla battaglia degli inquilini del condominio al civico 104 "per fronteggiare la situazione di intollerabile inquinamento acustico" generata dai clienti di bar e pub che si concentrano in poche decine di metri quadrati. La storia vive un primo importante snodo a fine 2019, quando il Tribunale amministrativo accoglie il ricorso dei cittadini contro il silenzio opposto dal Comune alla richiesta di "ordinanze contingibili e urgenti" per mettere il silenziatore alla movida, nonostante le rilevazioni dell’Arpa certifichino sforamenti di 22 decibel rispetto al massimo consentito di 55 (rumori fuorilegge persino nelle zone industriali), provocati "dal contributo antropico dei passanti e degli avventori dei diversi plateatici dei locali pubblici". A quel punto, l’amministrazione avvia un percorso di dialogo con gli esercenti per trovare una soluzione. Poi arriva il Covid, e il coprifuoco e le restrizioni anti-assembramenti cancellano momentaneamente il problema. Che si ripresenta puntuale nell’estate 2020: i test confermano che non è cambiato nulla, anzi il rilevatore ha segnato un livello massimo di 80 decibel. Così a novembre il Comune, ancora incalzato dai giudici, fissa alcuni paletti: niente alcol e tavolini all’esterno da mezzanotte alle 6, solo nei weekend. Troppo poco per i residenti, che ottengono un altro verdetto favorevole nel maggio 2021 e costringono di fatto Sala a un’ulteriore stretta: lo stop viene anticipato alle 22 per l’asporto ed esteso all’intera settimana.

Nel frattempo, entrano in scena i convitati di pietra di questa querelle, mai chiamati direttamente in causa: i gestori dei locali. Il 6 agosto, il Tar ne sancisce il diritto a giocare una partita che avrebbe dovuto vederli protagonisti sin dall’inizio e accoglie le loro istanze, annullando così la sentenza del 2020 (quella che aveva dato 10 giorni di tempo all’amministrazione per stabilire regole più restrittive). Ieri è arrivato il giudizio di merito, che ha respinto la loro richiesta di annullare l’ordinanza più ristrettiva del 4 giugno 2021. Nel testo, si legge che il Comune, dal canto suo, ha eccepito l’inammissibilità dell’impugnazione, argomentando che il provvedimento contestato "dovrebbe ritenersi automaticamente caducato in dipendenza dello sviluppo processuale che ha connotato una complessa vicenda, che ha visto l’intervento di molteplici sentenze del Tribunale, nell’ambito del giudizio di ottemperanza promosso dall’attuale controinteressato condominio di corso Garibaldi 104". Tradotto dal legalese: l’ultimo verdetto del Tar in ordine di tempo, quello del 2021 sollecitato dai commercianti, avrebbe "per effetto espansivo" cancellato tutto quello che era stato sentenziato in precedenza nonché l’ordinanza del 4 giugno. Un’ordinanza che però, a giudizio del collegio presieduto da Fabrizio Fornataro, non avrebbe mai perso efficacia.

Fatta questa premessa, per il Tar il provvedimento del 2021 "riflette il principio per cui il bilanciamento degli interessi “deve rispondere a criteri di proporzionalità e di ragionevolezza, in modo tale da non consentire né la prevalenza assoluta di uno dei valori coinvolti né il sacrificio totale di alcuni di loro”". In altri termini: il Comune ha trovato il giusto equilibrio tra il diritto al riposo dei cittadini e quello all’esercizio dell’attività economica, alla luce dei livelli intollerabili di decibel. Dal canto loro, i commercianti hanno sostenuto che la fonte dell’inquinamento acustico "non sarebbe riferibile all’attività dei locali negli orari suindicati" e che l’ordinanza avrebbe introdotto "una disparità di trattamento rispetto ai locali gestiti in luoghi limitrofi", nel tentativo di colmare "un “vuoto” disciplinare dovuto alla mancanza di un piano di risanamento acustico". Tesi rispedite al mittente. I divieti restano.

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