Corso Garibaldi, la rabbia dei locali 'chiusi': "Dopo la sentenza, lavoratori a rischio"

Due giorni fa respinto il ricorso contro la stretta sugli orari di dehor e asporto in una parte della zona. L’ultima parola sarà del Consiglio di Stato

Movida, aperitivi con foto dall’alto di Corso Garibaldi angolo Largo La Foppa

Movida, aperitivi con foto dall’alto di Corso Garibaldi angolo Largo La Foppa

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"Non è giusto essere penalizzati. I locali danno da vivere a centinaia di lavoratori e di conseguenza alle loro famiglie. Non possiamo rischiare la chiusura". Un commento carico di rabbia, quello degli esercenti di corso Garibaldi che lavorano nella porzione tra via Moscova e via Marsala e in largo La Foppa, gestori delle attività interessate dall’ordinanza del sindaco Sala del 4 giugno 2021.

Il Tar

Il giudizio del Tar di due giorni fa ha respinto la loro richiesta di annullare quell’ordinanza. Quindi sulla carta resta il divieto di vendita e somministrazione per asporto di alimenti e bevande (alcoliche e non) dalle 22 alle 6 e di utilizzo di dehor e tavolini esterni da mezzanotte alle 6, tutti i giorni.

L'Articolo de Il Giorno sulla prima sentenza
L'Articolo de Il Giorno sulla prima sentenza

Al Consiglio di Stato

"Ma non è ancora detta l’ultima parola: la fine arriverà quando si pronuncerà il Consiglio di Stato. Mi aspettavo questo giudizio del Tar perché ricalca la linea iniziale, quando gli esercenti non hanno neppure avuto la possibilità di difendersi", interviene l’avvocato Claudio Linzola che rappresenta i locali, "per l’esattezza una quindicina – sottolinea – penalizzati tra tutti quelli dell’asse di corso Garibaldi e corso Como".

I divieti

I divieti sono il risultato della battaglia del condominio del civico 104 che ha denunciato "intollerabile inquinamento acustico". Ricorso accolto a fine 2019 dal Tribunale amministrativo regionale. Dopo la parentesi Covid, nell’estate del 2020 sono entrati in vigore i divieti che riguardavano solo il weekend. Troppo poco per i residenti, che hanno ottenuto un altro verdetto favorevole a maggio del 2021, che ha portato alle ulteriori restrizioni.

I locali

I gestori dei locali, co-protagonisti fino a quel momento mai chiamati direttamente in causa, sono entrati ufficialmente nella partita giuridica solo nel 2021: il 6 agosto, il Tar ha accolto le loro istanze annullando la sentenza del 2020 che dava tempo 10 giorni al Comune per stabilire regole restrittive. Ora, il giudizio di merito ha respinto la loro richiesta di annullare l’ordinanza più restrittiva. "Noi vogliamo solo poter lavorare. Il Tar si è già pronunciato diverse volte ed è inutile parlarne ancora finché non ci sarà la sentenza del Consiglio di Stato", evidenzia Diego Travaglio, presidente di Garibaldi District, tra i gestori del Jungle Tiki –. I locali sono il luogo di lavoro di centinaia di persone".

La battaglia non è finita

L’avvocato Linzola annuncia che presenterà appello per impugnare anche l’ultimo verdetto. "L’accusa di “rumore“ si sarebbe dovuta stroncare sul nascere. Intanto, il ricorso è stato presentato da un condominio e non da cittadini: non è irrilevante, perché il condominio non è soggetto giuridico che ha competenza sul “rumore in strada“. Parliamo anche del rumore (Arpa ha certificato prima 22 decibel in più, sul massimo consentito di 55. E il numero è salito poi a 80, ndr ): ma le centraline erano sui balconi e non in casa, rilevando tutto il rumore di fondo e non solo quello riconducibile ai locali. Soprattutto: i gestori non hanno potuto difendersi dall’inizio, nonostante l’articolo 24 della Costituzione sancisca il diritto di difesa come inviolabile in ogni stato e grado del procedimento. E poi perché accanirsi su una quindicina dilocali? Il Comune deve predisporre un piano di risanamento acustico per tutte le zone di movida".

 

 

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