Rivoluzione Buenos Aires, Biondillo: "Chi è contrario ha paura ma a Milano serve coraggio"

Lo scrittore e architetto sull’ipotesi della svolta pedonale di Baires

Gianni Biondillo

Gianni Biondillo

Milano - È architetto e scrittore. Ma anche tra gli animatori del progetto “Sentieri metropolitani“ per scoprire Milano a piedi e incoraggiare a esplorare con lentezza la città frenetica per antonomasia. Va da sè che Gianni Biondillo accolga con favore l’ipotesi della svolta pedonale di corso Buenos Aires. Anche perché il progetto in grande si estenderà verso la periferia, verso la sua amata via Padova. Il quartiere in cui ha scelto di abitare sfidando ogni pregiudizio, dopo aver trascorso l’infanzia a Quarto Oggiaro. "Di questo progetto non parlo in senso stretto – dice subito – ma dico che può fare la differenza per riformulare l’idea di città".

È favorevole, quindi?

"Sì, perché in questo modo corso Buenos Aires assumerà più valore. Un valore all’altezza della grande arteria commerciale quale è. Un cambiamento che unirà centro e luoghi più lontani e che nelle previsioni riguarderà anche piazzale Loreto, pronto a diventare la “testa di ponte“, base per il successivo sviluppo".

Questo progetto però divide i milanesi. Non tutti sono favorevoli a ridurre lo spazio per le auto. Che ne pensa?

"So che gli automobilisti (e non solo) sono arrabbiati, ma di fronte a problematiche come l’emergenza climatica, che non può non spronare tutti a cambiare le proprie abitudini, occorre riformulare l’idea di città. Le automobili non vanno assolutamente demonizzate ma vanno utilizzate solo quando servono".

Anche i commercianti si sono già schierati per il no a questo progetto e chiedono un tavolo per ascoltare le esigenze di tutti. Crede che la svolta pedonale potrà penalizzare i negozi?

"Io ricordo la gigantesca polemica dei commercianti di via Dante, quando anni fa si decise di pedonalizzare questa strada del pieno centro. Allora da parte dei negozianti ci fu una chiusura netta, si stracciarono le vesti parlando di “follia“ e prevedendo che il passaggio di clienti si sarebbe azzerato. Previsioni che non si sono avverate. Anzi, il miglioramento a distanza di anni è sotto gli occhi di tutti e oggi nessun commerciante di via Dante si sognerebbe di chiedere il ritorno del traffico dei mezzi motorizzati. Chiunque lo facesse sarebbe un matto, perché un’idea del genere non avrebbe alcun senso. Di questo cambiamento hanno beneficiato tutti, non solo i negozi ma anche i cittadini di altri quartieri e i turisti. Ora, anche se in corso Buenos Aires le condizioni sono diverse, il senso non cambia. Io penso che alla base ci sia la paura del cambiamento".

Bisogna osare?

"Esattamente. Bisogna avere coraggio. E questa città deve rendersene conto".

 

 

 

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