Corsico ricorda Sanua il fruttivendolo ucciso perché denunciò il pizzo

Migration

Ventisei anni di silenzio dopo quel colpo di fucile che ha ucciso il fruttivendolo Pietro Sanua. Era al volante del suo furgone, a pochi metri dalla postazione nel mercato in via Di Vittorio. Al suo fianco c’era Lorenzo, il figlio allora ventenne che ha visto morire il padre a 46 anni ucciso perché, da commerciante e da presidente provinciale dell’Associazione venditori ambulanti, aveva denunciato il racket delle postazioni dei venditori di fiori fuori dai cimiteri. La notizia che aveva rotto il silenzio è di un anno fa: il fascicolo chiuso senza risposte è stato riaperto per analizzare dettagli passati inosservati, come la lite con una venditrice della famiglia di ‘ndrangheta Morabito. Indagini riaperte ma tutto è ancora fermo. Mentre si aspetta la svolta che merita il caso, ieri sera c’è stata l’annuale commemorazione. Il Covid ha fermato la fiaccolata, ma non ha impedito una partecipazione sentita. Prima la messa, poi gli interventi del sindaco Stefano Ventura, Lucilla Andreucci di Libera, Eleonora Montani di Sos Impresa, del coordinatore di Avviso Pubblico Fabio Bottero e Luigina Spaccini della Commissione antimafia di Corsico. "Mio padre combatteva per gli altri - ha detto commosso Lorenzo - rimarrà sempre il simbolo della lotta alla mafia". Fr.Gr.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro