Bufera Sanità, Formigoni: "Nessun sistema perfetto, bisogna saper scegliere i candidati"

L’ex governatore della Regione Lombardia: "L'inchiesta Rizzi? Lega benvenuta nel club dei garantisti" di NICOLA PALMA

PASSATO Da sinistra, Roberto Maroni e Roberto Formigoni insieme in una cerimonia nel Pirellone

PASSATO Da sinistra, Roberto Maroni e Roberto Formigoni insieme in una cerimonia nel Pirellone

Milano, 18 febbraio 2016 - Si toglie un macigno dalle scarpe Roberto Formigoni. Come se non aspettasse altro, a sentirlo parlare. «Bene fa Maroni ad andare avanti, ma dovrebbe ricordarsi di 4 anni fa, quando il Carroccio fece quello che ha fatto dopo l’arresto di Zambetti...». Lo fece cadere. «Due pesi e due misure, ma noi di Ncd continueremo a sostenerli in Regione. Siamo garantisti. Sempre». Al telefono da Palazzo Madama («Siamo in ballo per il Ddl Cirinnà...»), l’ex governatore dice la sua sull’inchiesta Rizzi.

Senatore, che idea si è fatto?

«Premetto di non aver letto le carte. Tuttavia, ho visto la forte reazione di Salvini e Maroni, che le carte le hanno lette: il primo ha sospeso Rizzi dal partito, il secondo ha detto che “chi ha sbagliato pagherà”. Ferma restando la presunzione d’innocenza, che va riconosciuta a tutti, si tratta di accuse molto gravi: stiamo parlando dell’uomo della Lega nella Sanità, mamma mia vien da dire...».

Rizzi è stato più volte definito come il padre della recente riforma sanitaria. E aveva pure la fama di quello che ha provato a sradicare il potere ciellino dagli ospedali.

«Innanzitutto, non parlerei di riforma. L’unica vera riforma della Sanità è stata fatta da noi nel 1997; quello portato avanti dalla Giunta Maroni è un aggiornamento, visto che la Sanità è una materia in evoluzione. E i lavori per questo aggiornamento sono stati coordinati da Rizzi e Capelli (di Ncd, ndr). Non parlerei di padri».

E Cl?

«Mah, non credo a quella definizione su Rizzi. La verità è che l’aggiornamento del 2015 non ha toccato i punti fondamentali della riforma del 1997, che ha consentito alla Lombardia di raggiungere standard di eccellenza internazionali: tutti vengono a curarsi qui».

Lei continua a difendere il modello lombardo nonostante l’arresto di Rizzi sia solo l’ultimo di una lunga serie?

«Certo. Il modello lombardo è apprezzato dappertutto e ha dato al cittadino la possibilità di scegliere dove curarsi. Tuttavia, non esiste un modello in grado di prescindere dalla volontà delle persone, comprese quelle accusate di essere corrotte. Mi sento però di dire che ora bisogna smetterla e che tutti dobbiamo interrogarci».

Su cosa?

«Sulla selezione della classe dirigente da parte dei partiti: bisogna essere più attenti nella scelta dei candidati da proporre, anche perché poi sono i cittadini a pagare le conseguenze. Serve uno scatto».

Ieri le opposizioni al Pirellone hanno presentato la mozione di sfiducia alla Giunta Maroni, argomentandola così: «Si è passati dal sistema Formigoni al sistema Lega», facendo ovviamente riferimento alle inchieste degli anni scorsi, compresa quella sulla clinica Maugeri per la quale lei è tuttora imputato. Cosa risponde?

«Cosa vuole che risponda? Sanno fare solo quello, sono condannati da una vita all’opposizione. Pensi che mi accusarono pure quando morirono undici persone nella camera iperbarica dell’istituto Galeazzi... Non c’è mai stato nessun sistema. Ripeto: noi abbiamo creato un modello all’avanguardia in Italia».

Maroni deve andare avanti?

«Certo che deve andare avanti, e noi saremo con lui. Ovviamente, non posso non ricordare la posizione che assunse la Lega quando arrestarono Zambetti nel 2012 (l’ex assessore regionale alla Casa alla sbarra per voto di scambio politico-mafioso, ndr), che non mi risulta sia stato ancora condannato».

La fecero cadere.

«Appunto. Oggi, invece, ci troviamo davanti agli arresti di Mantovani e Rizzi, nonché alle inchieste che hanno riguardato lo stesso Maroni e l’assessore Garavaglia. E la Lega che dice? “Andiamo avanti”. Bene. Benvenuti nel club dei garantisti, anche se noi lo siamo nei giorni feriali e nei giorni festivi e loro evidentemente no».

di NICOLA PALMA

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