Milano, 16 aprile 2020 - Sarà un turismo "locale" e "di prossimità" quello che interesserà la città di Milano nei prossimi mesi, che si prepara a ripensare le proprie politiche per ripartire con maggiore forza nella fase 2 dell’emergenza coronavirus. Uno tsunami con danni incalcolabili, che all’improvviso si è abbattuto su un settore che stava attraversando un periodo d’oro.
"Sicuramente, in questo primo periodo, cambieremo le nostre politiche che abbiamo portato avanti finora e che erano volte al turismo internazionale - spiega Roberta Guaineri, assessore al Turismo, Sport e Qualità della vita del Comune di Milano -. Ci concentreremo sul turismo di prossimità, ossia su un turismo più vicino a livello regionale o nazionale. Poi, appena sarà possibile, cercheremo di partire con una promozione della città che sia appetibile" globalmente. "Dobbiamo cambiare le nostre politiche - spiega l’assessore - per far sì che già luglio sia un mese attrattivo nei confronti delle città lombarde e dei turisti lombardi, portando avanti il turismo di prossimità. Ora vogliamo contattare le altre città lombarde per capire se si riescono a mettere in campo delle sinergie per progettare delle attività di attrattività reciproca. Penso a Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova. Città vicine a noi".
Ieri l’assessore al Bilancio del Comune di Milano, Roberto Tasca, ha spiegato che il turismo a Milano "difficilmente tornerà a pieno regime prima della prima metà del 202 1. L’assessore ha sottolineato che "per fare delle stime in questa situazione bisogna essere Nostradamus o Cassandra". Durante un dibattito, Tasca ha ipotizzato che almeno stando alle prime indicazioni difficilmente le frontiere internazionali si riapriranno "fino alla fine del 2020 e forse anche a 2021 inoltrato", dunque "a questo punto credo sia difficile che gli 11.5 milioni di turisti che avevamo nel 2019 possano tornare velocemente in Italia".
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