Coronavirus, in tre strutture del Trivulzio 405 morti in 4 mesi. Trecento alla Baggina

Pregliasco: al Pat "tasso di mortalità inferiore a quello della città di Milano". Il legale del Trivulzio: mai vietato l'uso delle mascherine

Pio Albergo Trivulzio

Pio Albergo Trivulzio

Milano, 6 maggio 2020 -  Nelle tre strutture dell'azienda servizi alla persona Immes Pio Albergo Trivulzio, che ricomprende la storica 'Baggina' milanese, ossia il Trivulzio, l'istituto Principessa Jolanda e il Frisia di Merate (Lecco), tra gennaio e aprile ci sono stati complessivamente 405 morti, di cui 300 al Trivulzio, con un tasso di mortalità, rispetto a ospiti e pazienti presenti, che varia dal 18 al 28% a seconda delle strutture. L'istituto, in una nota, rileva che all'interno rispetto ai valori medi dell'analogo quadrimestre del quinquennio 2015/2019, vi è stato un incremento di decessi pari al 61%, passando da 186 decessi medi a 300" in un quadro in cui in Lombardia a marzo "c'è stato un incremento del 185% dei decessi rispetto al valore medio del quinquennio 2015/2019".

I decessi alla "Baggina"

In particolare ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco, supervisore del Pat da aprile, ci sono stati oltre 200 morti tra marzo e aprile, "133 ad aprile e 70 a marzo". Pregliasco ha anche evidenziato come il tasso di incremento della mortalità a marzo e aprile al Pat sia stato inferiore a quello della città di Milano, "ad aprile a Milano del 135%, al Trivulzio del 61%". Al Trivulzio, secondo il virologo, c'è stato un "adeguamento a disposizioni nazionali e regionali, con tutti i limiti che qua e a livello nazionale c'erano" in una situazione di emergenza ed è stata garantita "l'assistenza".

Positivo a Covid il 34% dei 900 ricoverati

"Ad oggi il dato complessivo fra i circa 900 ospiti ricoverati a vario titolo mostra una positività pari al 34%". Lo ha detto Pregliasco, precisando che "molti di questi pazienti positivi sono in ottime condizioni, molti sono asintomatici o hanno una sintomatologia lieve e sono seguiti secondo le prescrizioni regionali e nazionali".  Per quanto riguarda i test sierologici fra gli operatori dell'Istituto Pregliasco fa sapere che "evidenziano un 11% di positività a livello della presenza di anticorpi. Si tratta di un valore in linea con altre strutture sanitarie che stanno eseguendo lo stesso tipo di screening". 

Il legale del Pat: mai detto di non usare mascherine

È "doverosa" l'indagine penale aperta sul Pat. Lo hanno sottolineato in una videoconferenza Pregliasco e l'avvocato Vinicio Nardo, legale dell'ente e del dg Giuseppe Calicchio, indagato per epidemia colposa e omicidio colposo. "Nessuno ha mai detto o messo per iscritto che non si dovevano usare le mascherine per non diffondere il panico". Ha sottolineato l'avvocato Nardo, ricordando anche la "penuria" delle mascherine nella prima fase dell'emergenza e il fatto che pure "le forniture ordinarie del Trivulzio sono state dirottate" verso gli ospedali in quel periodo.

Tamponi arrivati il 16 aprile

Al Trivulzio i tamponi non c'erano. Come ha ricostruito Pregliasco "c'era una difficoltà di avere a disposizione in modo sistematico queste indagini virologiche". "I primi mille tamponi sono arrivati il 16 aprile", ha fatto sapere il legale dell'ente, Vinicio Nardo, che ha anche precisato: "Sono però sempre stati trattati i pazienti sintomatici come se fossero sospetti casi di Covid-19 e quindi messi in stanze separate. Non abbiamo però una diagnosi certa, neanche un momento certo dell'inizio, cioè dell'ingresso del virus. E questo non solo al Pat, ma anche a Milano e in Italia"

Aree e personale dedicato per i 17 pazienti da altre strutture

I 17 pazienti arrivati dall'ospedale di Sesto San Giovanni al Pat, sulla base della nota delibera regionale dell'8 marzo, "sono stati seguiti in una struttura dedicata e con personale dedicato - ha detto ancora Pregliasco -. Il Pat ha svolto un'attività di smistamento di pazienti in un momento acuto e, sulla della delibera dell' 8 marzo, è stato individuato uno spazio con personale dedicato solo per 17 pazienti provenienti da Sesto San Giovanni ma con patologie di tipo internistico che sono stati seguiti in una struttura dedicata e con personale dedicato". Secondo Pregliasco, "ciò che è successo è inquadrabile in una situazione complessiva in cui si sono ritrovate sulla linea del fuoco persone le persone più fragili. E' stato fatto comunque il possibile per garantirgli la qualità della vita e l'assistenza".

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