Morti nelle Rsa, il sacerdote di frontiera: "Non sia una strage degli innocenti"

Il monito di don Augusto Bonora, prete delle Case Bianche: troppe persone fragili pagano con la vita l’assistenza medica negata

Don Augusto Bonora, 57 anni, è parroco di San Galdino in via Salomone

Don Augusto Bonora, 57 anni, è parroco di San Galdino in via Salomone

Milano, 1 aprile 2020 - «Io non vorrei che si arrivasse a una strage degli innocenti: nel Vangelo è celebre quella dei bambini voluta da Erode. Non vorrei che accadesse l’inverso oggi, con i nostri anziani. Troppi muoiono senza avere le cure adeguate". Don Augusto Bonora, 57 anni, è parroco di San Galdino, sacerdote in una terra di frontiera, di fronte alle Case bianche di via Salomone "benedette" da Papa Francesco durante la sua visita a Milano il 25 marzo di tre anni fa. La folla di allora che si accalcava nel cortile dei palazzoni Aler fa a pugni con il deserto di oggi. Bisogna stare a casa, il mantra. Ma c’è chi muore tra le pareti domestiche oppure dentro una residenza socio assistenziale. E don Augusto lo sa.

Perché parla di «strage degli innocenti»? "Vorrei fare una premessa: so bene quanta fatica stanno compiendo tutti i medici, gli infermieri, gli operatori socio sanitari e tutto il personale, anche nelle Rsa. Io non voglio colpevolizzare nessuno, vorrei solo che ci fossero adeguate protezioni e che le cure venissero garantite a tutti. La frase ‘strage degli innocenti’ è stata utilizzata dal Forum del Terzo Settore Lombardia che ha sollevato la questione insieme a Ledha, Uneba Lombardia e altre realtà. La faccio mia, sperando che ripeterla serva ad aiutare le persone con disabilità e fragilità, anziane ma non solo, a cui è stata negata l’assistenza medica necessaria: molte stanno pagando con la vita".

Nella Rsa Gerosa Brichetto, di via Mecenate, risulta un morto per coronavirus, ma i decessi sono stati ben 13 nel mese di marzo. Che ne pensa? "La nostra parrocchia è operativa in questa struttura, anche se da un mese non la frequentiamo più per via delle restrizioni. So bene quanto lavoro ci sia, sono vicino a tutti gli operatori sanitari, ma nello stesso tempo cerco di dare conforto alle famiglie che hanno i loro cari ospitati lì dentro. Non hanno modo di entrare (giustamente) e, tante volte, se le comunicazioni non sono tempestive, questo è motivo di angoscia. Anche in altre Rsa si stanno verificando situazioni simili, per esempio al Corvetto. Purtroppo non possiamo sapere quanti siano effettivamente i malati di coronavirus, senza contare che la maggior parte degli anziani ha diverse patologie. Ma certamente i numeri sono preoccupanti. Io ho celebrato tutti i funerali della Gerosa-Brichetto, non sono mai stati 13 in un mese".

Che cosa le chiedono i familiari? "Di provare a fare qualcosa affinché la comunicazione sia adeguata. E poi c’è chi chiede conforto quando deve affrontare il lutto".

Come si può fare, oggi, a «funerali vietati»? "Ci sono modi diversi. Anche per onorare i defunti. So che talvolta i carri funebri si fermano un istante sul sagrato e, dall’alto, il sacerdote impartisce una benedizione concordata. Per confortare chi affronta il lutto io sono sempre disponibile con videochiamate. In due casi, poi, certo che le persone in questione non fossero affette da coronavirus, ho impartito personalmente la benedizione".

Ci sono stati dei morti anche nelle case popolari di via Salomone? "Purtroppo sì. Ma non sappiamo se fossero affetti da Covid".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro