Coronavirus, viaggio dentro l’ospedale del miracolo

Fiera, apre la struttura da record: costruita in dieci giorni, 53 letti, un massimo di 900 sanitari e 200 posti di Terapia intensiva

Ospedale per pazienti Covid-19 in Fiera

Ospedale per pazienti Covid-19 in Fiera

Milano, 1 aprile 2020 - I sanitari che lavoreranno all’ospedale del Portello (circa 900, se ci sarà bisogno di spingerlo alla massima potenzialità di 200 respiratori) entreranno camminando lungo una parete coi volti dei cinquecento lavoratori che hanno costruito in dieci giorni quel che nel mondo di prima, sottolinea il presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali, “si faceva in dieci anni. Senza alzare la testa, senza farsi prendere la paura, senza un litigio”. Un cantiere in cui “non volava una mosca”, solo ogni tanto un “Oh mia bela madunina”. Ed eccoli lì, a segnare il passaggio tra l’open space con sedie distanziate dove gli esperti del Policlinico (che in quaranta giorni ha triplicato da 22 a 60 i suoi posti di terapia intensiva e destinato un terzo dei suoi 900 letti a malati di Covid19) formeranno le reclute di questo che il direttore Ezio Belleri chiama “il padiglione in Fiera” dell’ospedale dei milanesi. Ingresso Teodorico 6, secondo piano: sono qui i primi otto moduli, per 53 letti, di un progetto che da venerdì si sta allargando al piano inferiore, per altri 104 posti, e c’è una fase tre che ne prevede altri 48, se serviranno.

Sono tutti letti per intubare: l’ospedale è progettato per adattarsi all’emergenza, e l’emergenza, adesso, è garantire a tutti un respiratore. Un labirinto bianco in cui il colore serve solo a separare il percorso “pulito” da quello “sporco”. Pavimento verde, grafica verde, “pulito”: spogliatoi, guardaroba, ufficio, farmacia, laboratorio di analisi. Pavimento grigio, grafica rossa, è “sporco”: la camera calda dove le ambulanze arriveranno coi pazienti di altri ospedali mandati dall’unità di crisi; i moduli, da sei o sette letti coi numeri sulla testa, separati da aree di servizio. La doppia stanza filtro, pressione negativa per svestirsi e passarsi le consegne, pressione positiva per bloccare il virus prima di arrivare in corridoio. Non ha finestre l’ospedale del Portello: l’aria è purificata con filtri assoluti piazzati in cubicoli tecnici, spiegano alcune persone che li hanno costruiti come tutto qui dentro, e la cosa più difficile sono stati gli impianti dei gas medicali che corrono in tubi di rame sopra le teste.

Parlano con orgoglio del silo di stoccaggio dell’ossigeno, una centrale alta 15 metri su viale Scarampo: “Nessun ospedale ne ha una così”. “E’ stato duro, rognoso, impastato di fatica”, chiarisce il presidente Pazzali, costruire questo posto che “resterà finché sarà necessario, io spero il meno possibile”. L’ospedale è stato progettato da Guido Bertolaso per essere smontabile, stoccabile in magazzino e riutilizzabile il più possibile, anche se, dice il governatore Attilio Fontana, il Governo sembra intenzionato a mantenerlo "come hub di rianimazione per il Nord", nella previsione (nel timore) "che emergenze del genere si ripetano". Sul foglio che protegge il display della prima Tac del Policlinico al Portello (saranno due, una per piano) qualcuno ha scritto: "Andrà tutto bene". mail : giulia.bonezzi@ilgiorno.net

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