Coronavirus, anziani morti nelle case di riposo: blitz alla sede della Regione Lombardia

Si muove la Finanza: nel mirino la delibera che consentiva alle Rsa di accogliere pazienti Covid. Al setaccio i documenti di almeno mille decessi

L’ingresso del Pio Albergo Trivulzio

L’ingresso del Pio Albergo Trivulzio

Milano, 16 aprile 2020 - Dopo il blitz nella storica Baggina, la casa di riposo dei milanesi, ieri gli investigatori hanno visitato gli uffici della Regione. Documenti chiesti ed esibiti, ora l’inchiesta sull’epidemia e la strage degli anziani entra nel vivo.

"Sarà un’analisi molto complessa quella sui materiali raccolti. Un’ analisi che potrà durare settimane", spiega uno dei nove pm del pool ’Salute, ambiente, sicurezza e lavoro’, coordinato dall’aggiunto Tiziana Siciliano. In loro aiuto ci sarà un collegio di esperti, tre consulenti tecnici nominati dalla procura tra cui un epidemiologo e un medico legale, che lavoreranno sulle disposizioni impartite dai dirigenti sanitari per far fronte all’emergenza e sulle cartelle cliniche degli anziani deceduti. Compito reso più difficile dallo stop alle autopsie disposto, giorni fa, dal procuratore Francesco Greco per motivi di sicurezza e dal fatto che a pochi dei pazienti, poi deceduti, era stato fatto il tampone. Il terzo esperto del pool è un medico del lavoro che si occuperà delle condizioni in cui hanno operato i dipendenti delle diverse residenze. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e i Nas non smetteranno di catalogare documenti nuovi che ogni giorno vengono estratti dai pc dei dirigenti sanitari e da quelli degli uffici della Regione nell’inchiesta che vede al centro il Pio Albergo Trivulzio e altre 13 residenze sanitarie assistenziali (Rsa) milanesi.

Nell’inchiesta è finita non solo la delibera regionale dell’8 marzo, con la quale si dava alle Rsa la possibilità di accogliere pazienti Covid dimessi dagli ospedali, ma anche tutte le direttive che la Lombardia e, in particolare, l’assessorato al Welfare hanno dato al Pio Albergo Trivulzio e alle case di riposo sulla gestione degli anziani e di quei malati contagiosi. È tutto materiale che entra nella maxi indagine con più fascicoli distinti, coi vertici dei diversi istituti indagati e un numero di morti che sfiora il migliaio, solo 300 fra la storica "Baggina" e altri istituti milanesi come il "Don Gnocchi". Gli investigatori tornati al Trivulzio si sono concentrati in particolare su quei "nuovi arrivi" di pazienti al Pat (una ventina), quando era già scoppiata l’epidemia, anche se ufficialmente la struttura non avrebbe ricoverato malati Covid-19.

Al Pat è stata sequestrata la documentazione sui tamponi e le disposizioni interne sull’uso delle mascherine, ma agli atti sono finiti anche carteggi e mail su disposizioni interne e regionali. Il direttore generale della Baggina, Giuseppe Calicchio, difeso dall’avvocato Vinicio Nardo, ha spiegato agli ispettori del ministero della Salute di aver seguito protocolli e delibere, sia interne, sia dettate dalla Regione. A Palazzo Lombardia la Gdf ha richiesto gli atti negli uffici dell’Avvocatura regionale. Una parte ne hanno già prelevato e il resto torneranno a ritirarlo stamattina. "Siamo impegnati a combattere il virus, ma diamo la massima collaborazione verso chi indaga", ha detto il governatore Attilio Fontana.

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