Coronavirus, l’angelo di Rogoredo che aiuta i disperati

Monica, madre di 4 figli, il marito ha perso il posto, ma si ritiene fortunata: "Io una casa ce l’ho". E ogni giorno sfama i clochard

Monica Arcamone, 35 anni, volontaria della Protezione civile porta i pasti in bici

Monica Arcamone, 35 anni, volontaria della Protezione civile porta i pasti in bici

Milano, 6 aprile 2020 -  «Non penso di fare nulla di speciale. Lavoro dietro il sipario, per aiutare le persone senza dimora". Il sipario è oltre la porta di casa sua nel quartiere Rogoredo, dove Monica Arcamone, 35 anni, mamma di quattro figli di 18, 12, 9 e 3 anni e volontaria della Protezione civile, ogni giorno riesce a fare un miracolo trasformando la cucina del suo bilocale di 60 metri quadri in un piccolo laboratorio. "Cucino in abbondanza, per la mia famiglia e per chi non ha nessuno. Preparo un primo piatto, di solito la pasta, e di secondo insalatone, uova sode o vitello tonnato, cibi che non devono essere scaldati. Sistemo tutto dentro vaschette di alluminio e poi parto".

In sella alla sua bicicletta, accompagnata dal marito o da uno dei suoi ragazzi, a portare il cibo ai clochard della zona. "Sono tre le persone che aiuto, tra via Zama e la stazione della metropolitana a San Donato. Gli altri che vivevano in strada si sono trasferiti nei rifugi messi a disposizione in città per l’emergenza". Un’emergenza che ha messo in ginocchio anche la sua famiglia: Monica si arrangiava con lavoretti saltuari "prima che scoppiasse l’epidemia", e suo marito, idraulico, ha perso il lavoro. "Tiriamo avanti con gli aiuti dello Stato. Ma c’è chi sta peggio. Io, dopotutto, mi ritengo fortunata: ho i miei ragazzi, mio marito e la mia casa".

Così la sera va in missione portando con sé le pietanze da distribuire agli ultimi. "Sempre indossando la mascherina - sottolinea - e tutte le protezioni necessarie". Nel quartiere c’è chi la chiama “l’angelo di Rogoredo”. Non solo: sulla social street, pagina Facebook, “Milano Rogoredo Santa Giulia - Vivere il quartiere” è stato lanciato un appello per supportarla: "Anche a Rogoredo c’è chi pensa ai senzatetto, alle persone in difficoltà. Chiunque voglia, può donare qualcosa", come brioche e latte a lunga conservazione.

"Io – racconta Monica – mi avvicino alle persone raccolte nei loro giacigli. Accettano quello che io porgo e mi guardano riconoscenti. Non mangiano davanti a me ma, appena mi allontano, cominciano". Questa missione continua senza trascurare il resto: "Aderisco a quasi tutti i servizi della Protezione civile quando vengo chiamata come volontaria. Ma soprattutto cerco di fare tutto al meglio per i miei figli. Sono diventata mamma a 17 anni appena compiuti; oggi la mia prima figlia ha 18 anni. Poi c’è un maschietto di 12, una femminuccia di 9 e il più piccolo di 3. Le giornate passano tra videolezioni on line, compiti e fornelli. Non abbiamo la rete fissa, i ragazzi utilizzano le promozioni dei gestori telefonici per connettersi. Ma il momento più bello è quello in cui cucino: non sono mai sola, ho sempre i miei ‘piccoli aiutanti’ vicino". Adesso, in mente ha altre idee. "Per esempio, vorrei fare qualcosa per rallegrare le giornate dei bambini del quartiere, chiusi in casa in questi pomeriggi di primavera". 

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