Milano, 26 ottobre 2020 - Sono già 3.433 i milanesi che si sono registrati a Milano-Cor, il “portale dei positivi“ inventato dall’Ats Metropolitana per cercare di risolvere il problema di un tracciamento diventato impossibile nella provincia che ieri è arrivata a registrare 2.589 casi nuovi di coronavirus in un giorno, di cui 1.217 a Milano città (mentre la Lombardia, con 35.285 tamponi processati, bruciava un nuovo record di 5.762 positivi in un giorno).
Solo per tracciare i nuovi contagiati di ieri nel Milanese servirebbero da 18mila a 26mila telefonate: impraticabile con l’organico dell’Agenzia di tutela della salute, che ha aperto Milano Cor per consentire ai positivi di indicare i loro “contatti stretti” (e di prenotarsi il tampone di guarigione alla fine dell’isolamento). Gli interessati ricevono un sms per registrarsi al numero lasciato al momento di fare il tampone; dei quasi settemila contattati mercoledì, come anticipato dal Giorno, 1.715, cioè uno su 4, hanno aderito nelle prime ventiquattr’ore. A ieri le registrazioni erano raddoppiate, e 2.026 positivi avevano segnalato in tutto 3.169 “contatti” e inserito le informazioni sui propri sintomi, ha spiegato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, ricordando che al momento "la grande maggioranza" dei nuovi contagiati "è asintomatica o ha pochissimi sintomi".
E che proprio per questo "il supporto a domicilio è fondamentale per gestire le fasi della malattia con informazioni adeguate, proteggere se stessi e i contatti più stretti". Da oggi, ha aggiunto, "potenzieremo le nostre centrali di telesorveglianza che arriveranno a coprire oltre 900 persone al giorno, partendo dalle più fragili". Ieri intanto sono aumentati di altri 18, a 231, i lombardi ricoverati per Covid in terapia intensiva; all’ospedale del Portello sono arrivati una 45enne del Bresciano e un 60enne del Milanese e adesso sono dieci i ricoverati in Fiera.
Nei reparti Covid l’incremento giornaliero è quasi dieci volte quello delle rianimazioni: +173 ieri, a 2.326 ricoverati in Lombardia. Una pressione che si scarica quasi tutta sui pronto soccorso dei Covid-hub, aumentando l’esasperazione di un personale sanitario ripiombato nell’incubo di marzo, e fiaccato da otto mesi di pandemia. Ieri anche al Policlinico la protesta è uscita dalle mura ospedaliere: la Cgil, riportava l’ Ansa , ha scritto ai vertici della Ca’ Granda protestando che ci sono "pazienti positivi al Covid che stazionano da giorni in Ps in attesa di ricovero" e lamentando criticità su uso dei dispositivi di protezione, percorsi sporco/pulito, tamponi al personale e distribuzione delle forze: "nonostante" il blocco da venerdì delle attività in libera professione - denuncia il sindacato - per oggi "sono previsti almeno due interventi in solvenza".
Dal Policlinico precisano che si tratta di interventi non differibili per urgenza, e che mercoledì la direttrice sanitaria ha incontrato gli infermieri del Ps rispondendo alle richieste di avere sia camici in cotone che in Tnt. L’ospedale "smentisce categoricamente" la mancanza di Dpi e le altre criticità sollevate, ad eccezione dello stazionamento dei pazienti in Obi (osservazione breve); una prassi comune, in attesa di ricovero, ma con l’accelerazione della pandemia, e la necessità di trovar posti riconvertendo convulsamente reparti al Covid, i tempi si allungano in tutti gli ospedali hub.
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