Coronavirus, Gallera: "Senza sicurezza e mascherine per tutti non si riapre"

Bonomi (Confindustria) critico: siamo in ritardo sulla Fase 2

L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera

L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera

Milano, 19 aprile 2020 - "Se non ci saranno queste cose non si riaprirà, si riaprirà solo nella massima sicurezza": così l'assessore al welfare lombardo Giulio Gallera ha risposto a "Che tempo che fa", alla domanda se in Lombardia si riaprirà tutto il 4 maggio in assenza di mascherine, test sierologici e guanti. "Tutti devono avere mascherine e guanti e deve essere misurata la temperatura prima di entrare al lavoro e poi c'è il tema del trasporto pubblico.  Se si realizzano queste condizioni riapriamo, sennò no". 

"La nostra posizione è sempre stata chiara, ripartiamo secondo le indicazioni della scienza e con le modalità che ci dirà la scienza, è evidente - ha sottolineato  Gallera - che non si riapriranno luoghi dove ci sono grandi assembramenti, i bar alla sera, i ristoranti, valuteremo le librerie e il resto sarà molto scaglionato con massime misure anticontagio, stiamo lavorando sulla sicurezza della vita quotidiana che sarà molto diversa. Abbiamo sempre seguito le indicazioni dell'Iss e lo faremo anche in questa fase, c'è un tavolo nazionale, condivideremo con il governo alcune posizioni, l'idea è aprire in sicurezza alcune attività".

Bonomi critico:  in ritardo su Fase 2 

Il 4 maggio "è dietro l'angolo, siamo in ritardo e studiare un modello non è così semplice, noi ci siamo messi a disposizione e spero che la voce delle imprese venga ascoltata perché la salute passa anche dal lavoro". Così il presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi interviene sulla fase 2, anche lui ospite della trasmissione 'Che tempo che fa'.

Gallera: nessuna commistione nelle Rsa

"Non c'è stata nessuna commistione" nelle rsa tra malati di covid e ospiti. Non li abbiamo messi nelle stesse stanze e reparti" ha aggiunto Gallera in merito all'inchiesta aperta per le morti nelle Rsa. "La nostra strategia è stata quella del Lazio, trovare posti letto che non creassero commistione". Sul fatto che il direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Calicchio, sia indagato per epidemia colposa e omicidio colposo, ha commentato: "Non devo avere io un'opinione, abbiamo nominato una commissione in maniera tempestiva. Vogliamo la massima trasparenza".

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