Uffici e case, il coronavirus rivoluziona spazi e arredi

Il distanziamento, lo smart working e le video riunioni : "Caduti dogmi come openspace e alloggi piccoli. Nuove sfide per noi architetti"

Un papà alle prese con lo smart working da casa

Un papà alle prese con lo smart working da casa

MIlano, 9 aprile 2020 - Come cambieranno uffici, case, teatri, negozi nella fase 2 dell’emergenza coronavirus, quando le restrizioni si allenteranno? Abbiamo chiesto a Paolo Mazzoleni, presidente dell’ordine che rappresenta 12mila architetti fra Milano e provincia, di raccontarci la sua "visione" del futuro. "L’emergenza sanitaria ha messo in discussione alcuni fondamenti consolidati: dalla “religione” dell’openspace alla dimensione ridotta dell’abitare domestico. Si aprono molte sfide per gli architetti" spiega l’architetto Mazzoleni, socio fondatore dello studio Bemaa e docente al Politecnico.

Partiamo dalla casa che è diventata più di una culla di affetti: un luogo di lavoro. "In questi giorni abbiamo scoperto due cose: che la piccola postazione di lavoro che si ricava a domicilio è anche uno spazio pubblico perché viene ripresa quando ci si collega in conference call. Con effetti anche divertenti come quando si vede la cameretta dei bambini durante la call di un executive… Lo sfondo è diventato importante. Sarà da ripensare, sia in fase di progetto che di arredo".

La seconda scoperta? "Forse è quella dell’acqua calda ma ci siamo resi conto che i nostri alloggi, specialmente nelle grandi città, sono piccoli. Quando si fanno delle telefonate di lavoro si ha bisogno di una certa privacy. Ne deriva che il restringimento degli alloggi nei contesti urbani subirà un freno: la dimensione dell’appartamento sarà un elemento preso in considerazione nei nuovi acquisti".

E gli uffici? "Negli ultimi anni abbiamo progettato ambienti openspace, densificando le postazioni. Nella fase 2 e forse anche più tardi immagino che si consoliderà l’idea, con lo smart working, che la presenza alla scrivania non sia l’unico modo di lavorare. Ci saranno forse dei turni, con la conseguenza di una convivenza meno “intensa”. Dubito che ci sarà uno stravolgimento degli spazi nell’ufficio: sarebbe una soluzione troppo onerosa e lenta. Ma un loro ripensamento sì, a partire dalla riorganizzazione delle scrivanie".

E per teatri o cinema? "Molto dipenderà da quello che diranno gli esperti: sarà sufficiente indossare delle mascherine o dovremo mantenere la distanza di un metro l’uno dall’altro? Se il contenimento durerà ancora solo qualche mese possiamo pensare ad una distribuzione a “scacchiera” dei posti. In futuro dovremo pensare a strutture flessibili. Un teatro sarà progettato in modo da modulare platea e capienza".

Passiamo al retail. "Immagino che il ritorno negli store sarà legato più al piacere di frequentarli che alla necessità dell’approvvigionamento perché, come abbiamo bene imparato in queste settimane, la spesa si può fare anche online. Gli spazi commerciali dovranno regalare al cliente prima di tutto un’esperienza".  

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