Emergenza Coronavirus, ausiliaria morta in casa: sospetto contagio

La donna lavorava per una cooperativa alla Rsa Golgi Redaelli. I sindacati: intervenire subito nelle case di cura, siamo a rischio

Maria Greta Moustache era originaria delle isole Seychelles

Maria Greta Moustache era originaria delle isole Seychelles

Milano, 2 aprile 2020 - È morta nella sua casa, sul contagio c’è il sospetto ma non la certezza perché manca la prova del tampone. Maria Greta Moustache, ausiliaria socio-assistenziale 60enne, originaria di un paradiso per turisti, le isole Seychelles, ma da anni in Italia, lavorava nella Residenza sanitaria assistenziale Golgi Redaelli di Milano, impiegata dalla cooperativa sociale Consorzio Blu, che ha in appalto i servizi in alcuni reparti. E il coronavirus potrebbe aver minato una salute già cagionevole, come è successo per Rosaria Di Fabio, operatrice socio-sanitaria di 58 anni morta nei giorni scorsi in ospedale dopo aver contratto il contagio sul posto di lavoro, probabilmente in seguito ai contatti con un paziente infetto. "Qui la conoscevamo bene – spiega Massimo Dell’Orfano, delegato sindacale dello Slai-Cobas - era una brava persona, la seconda lavoratrice a perdere la vita".

Una tragedia mentre si allunga la lista dei contagi nelle residenze sanitarie per anziani sul territorio, con decine di ospiti deceduti solo a Milano e operatori a rischio. "Chi paga il prezzo più salato – spiega il sindacalista – sono coloro che sono direttamente in campo, cioè chi lavora e rischia di più, come le figure sanitarie negli ospedali e nelle Rsa. La dirigenza dell’Azienda – prosegue – dopo l’allarme nazionale di metà febbraio e la percezione delle gravità del problema, ha aspettato il primo di marzo per mettere in pratica le uniche misure che potevano contenere il virus: vietare le presenza totale dei parenti, effettuare test appropriati, misurando la temperatura per gli operatori agli ingressi, attrezzarsi subito per i tamponi a tutti, creare un reparto per accogliere gli ospiti con il sospetto del contagio, sospendere tutti i ricoveri".

Il risultato, secondo Dell’Orfano, è un bilancio drammatico: "Al Redaelli di Milano, nel mese di marzo, sono morte quaranta persone; più della metà sicuramente per infezione da Covid 19, per le altre non si saprà mai. Tra gli operatori 2 morti e 91 in malattia, molti in attesa del tampone con sintomatologie tipiche del virus, tra gli anziani ricoverati oltre 63 contagiati. E negli Istituti la situazione non è molto diversa". Intanto il sindacato di base Cub Sanità lancia un nuovo appello, che si aggiunge a quello sul tampone per tutti gli operatori: "Intervenire subito nelle case di cura, lavoratori e ospiti si ammalano e rischiano la vita".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro