Coronavirus, l’epidemia corre con il freddo secco

Secondo una ricerca della Statale nei prossimi mesi è a rischio l’emisfero sud del mondo . Ma il clima aiuterà l’Italia da giugno

Alba a Milano

Alba a Milano

Milano, 2 aprile 2020 - L’epidemia di Covid-19 corre più rapidamente con il freddo secco, mentre rallenta nei climi molto caldi e umidi: per questo nei prossimi mesi il rischio potrebbe aumentare in vaste regioni dell’emisfero sud del mondo. Lo indica uno studio dell’Università Statale di Milano, che ha analizzato su scala globale le relazioni tra casi di Covid-19 e condizioni climatiche. I risultati sono consultabili su medRxiv, il sito che permette di condividere articoli scientifici che devono ancora essere sottoposti a revisione prima della pubblicazione su una rivista ufficiale. Partendo dal database della Johns Hopkins University che monitora i casi giornalieri di Covid-19 nel mondo, i ricercatori della Statale hanno calcolato il tasso di crescita dei casi in oltre 100 tra nazioni e macroregioni. In particolare, hanno valutato il tasso di crescita dei casi nei primi giorni dell’epidemia.

Questo tasso di crescita è stato quindi messo in relazione con la temperatura e l’umidità medie dei mesi dell’epidemia. I risultati dimostrano che l’epidemia cresce più rapidamente a temperature medie di circa 5 gradi e umidità medio-bassa. Viceversa, in climi molto caldi e umidi caratteristici di alcune zone tropicali, l’epidemia sembra diffondersi molto più lentamente, anche se nessuna area popolata del mondo sembra essere completamente inidonea alla diffusione. 

I risultati hanno consentito agli autori dello studio, Francesco Ficetola e Diego Rubolini, ricercatori del Dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell’ateneo milanese, di realizzare delle mappe globali di come il tasso di crescita di Covid-19 potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Vaste aree dell’emisfero australe, tra cui America meridionale, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda, presenteranno verosimilmente condizioni ambientali molto favorevoli ad una rapida crescita dell’epidemia nei prossimi mesi, in assenza di misure contenitive.

L’estate aiuterà l’Italia a frenare la corsa del nuovo coronavirus? "Lo spero. La sensazione è che le condizioni sono meno buone per il virus da giugno a settembre. Anche se la scala nazionale non è quella giusta su cui siamo in grado con i dati attuali di fare una previsione. Però quello che sta emergendo sempre di più è che Covid-19 è una malattia stagionale. I dati globali così come li abbiamo analizzati suggeriscono che l’“effetto meteo“ ci sia e sia abbastanza forte" ha spiegato all’AdnKronos Salute il ricercatore Diego Rubolini.

Parlando di inquinamento gli scienziati del Royal Netherlands Meteorological Institute hanno utilizzato i dati del satellite Copernicus Sentinel-5P per monitorare l’inquinamento in Europa: c’è stata una forte riduzione delle concentrazioni di biossido di azoto, nella settimana dal 14 al 25 marzo, nelle principali città d’Europa, inclusa Milano, rispetto alla media mensile del 2019. Ma secondo gli esperti la diminuzione dell’inquinamento difficilmente influenzerà il clima del pianeta. Gli agenti che causano i cambiamenti climatici sono infatti diversi da quelli dell’inquinamento atmosferico.

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