Core ingrato: "Revoca inaspettata"

L’amministratore mandato via dai cinque Comuni soci, dopo aver chiesto l’adeguamento del compenso

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di Laura Lana

Otto anni per sistemare un consorzio in crisi e una giornata per raccogliere i propri scatoloni e abbandonare via Manin. "Lascio una società risanata, con conti in sicurezza, che negli ultimi anni è stata sempre in attivo, ridimensionando le spese", dice Marco Cipriano, revocato giovedì dal ruolo di amministratore unico e direttore generale ad interim di Core, società per azioni costituita da Sesto, Cologno, Pioltello, Segrate e Cormano per lo smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento.

Si aspettava la decisione?

"Assolutamente no. Non chiedevo un monumento. Il mio incarico era in scadenza con l’approvazione del bilancio 2020. Ero al terzo mandato e non avevo intenzione di proseguire: non avevo avanzato pretese".

Che momento è per Core?

"Delicato, per l’acquisizione delle quote da parte di Cap Holding per il progetto della biopiattaforma. L’operazione è pressoché conclusa per quanto riguarda Core. In questo passaggio sarei rimasto per gestire l’ordinaria amministrazione".

Come si è arrivati alla revoca? "I motivi sono da chiedere ai soci. L’11 novembre ho inviato una lettera con i risultati di gestione e ho posto la questione sull’adeguamento del compenso. Il giorno dopo è arrivata la richiesta di convocare l’assemblea dei soci per revocarmi il mandato".

Quindi aveva chiesto l’aumento?

"Ogni compenso da me percepito è sempre stato deliberato all’unanimità dai Comuni. Sempre su esplicita richiesta dei soci, alla morte dell’ingegner Plenda, a novembre 2013, avevo assunto tra i miei oneri anche l’attività dell’ex direttore generale, in aggiunta a quella di amministratore, consentendo a Core un risparmio complessivo a oggi di oltre 1,8 milioni. Dopo aver messo davanti per anni gli interessi generali, avevo solo posto una domanda".

Oggi come sono i conti?

"Ho risanato un’azienda che doveva portare i libri al tribunale fallimentare, nonostante gli incentivi. Oggi i conti sono in ordine, senza aver ricevuto contributi, senza toccare le tariffe dei Comuni e gli stipendi, senza più la gestione della raccolta dei rifiuti e della pulizia delle strade a Sesto. Ho avviato la spending review un anno prima del Governo Monti: 200mila euro costava il direttore e 100mila il consiglio di amministrazione poi soppresso. I miei compensi non solo erano più bassi, ma la relazione del collegio sindacale attesta alcuna irregolarità".

Eppure è stato detto che senza la liquidità di Cap Holding non ci sarebbero stati fondi a sufficienza per estinguere il debito del Cip6.

"Le rate, per una parte di incentivi ministeriali da restituire, sono state accantonate negli anni. Con il compromesso di vendita, Cap Holding ha anticipato una quota dell’acquisto delle azioni. Ma il bilancio di Core è sempre stato in attivo, a parte il 2019 per i crediti d’imposta messi in perdita. Proprio grazie all’andamento del bilancio, il valore della società è aumentato e questo lo certifica la perizia del tribunale per la valutazione del valore delle quote che i soci devono vendere a Cap".

Ha già lasciato l’ufficio?

"In un giorno ho liberato tutto, sono già fuori. Ho chiesto solo di mantenere il numero fino al passaggio di operatore telefonico. Dopo 8 anni non mi aspettavo di essere mandato via così, ma ho la coscienza a posto e, per fortuna, ho sempre potuto scegliere dove andare".

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