Incendio via Antonini: "Controlli e manutenzione, qualcosa non ha funzionato"

Il presidente degli ingegneri: verifiche non solo alla costruzione ma periodiche. Le ipotesi delle serrande tagliafuoco che non sono scattate e degli isolanti

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di Simona Ballatore

"Qualcosa alla Torre dei Moro non ha funzionato. Più attenzione va data alla manutenzione". A chiederlo, all’indomani dell’incendio che ha avvolto il grattacielo di 18 piani di via degli Antonini, è Bruno Finzi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Milano. "Le normative sulla sicurezza oggi, rispetto a 10 anni fa, sono molto avanzate, sia per quanto riguarda la sicurezza statica che la progettazione – commenta –. È troppo presto per stabilire cosa possa essere successo, siamo ancora nel mondo delle ipotesi e la magistratura chiarirà eventuali responsabilità, sembra però che in un edificio progettato secondo le norme di sicurezza - e l’evacuazione di tutti i residenti lo dimostrerebbe - ci siano stati dei malfunzionamenti". In tal caso a mancare sarebbe stata la manutenzione, appunto. "Il controllo non si deve esaurire al momento in cui un edificio viene costruito, ma serve una manutenzione ordinaria e straordinaria programmata per verificare che tutto funzioni – sottolinea l’ingegnere Finzi –. Se è vero, come sento fra le ultime ipotesi, che non sarebbero scattate le serrande tagliafuoco, non è tanto una questione di materiali utilizzati ma di cattivo funzionamento. La manutenzione andrebbe programmata ogni cinque anni o comunque periodicamente a seconda del rischio: deve entrare nella nostra cultura". Rischio che cresce in relazione all’altezza, ovviamente. "Se un materiale era a norma per l’età di costruzione ma non è più certificato per essere sicuro va imposta la sua sostituzione al proprietario", continua Finzi. Altro tema riguarda la presenza di altri materiali isolanti per l’efficientamento energetico. Fondamentali saranno le analisi chimiche e fisiche dei materiali prelevati in via Antonini, a partire da quel che resta dei “pannelli bianchi“ che si scioglievano sotto gli occhi dei testimoni. "Tutti i materiali utilizzati nell’ambito delle costruzioni devono avere una garanzia per la tenuta al fuoco – sottolinea Roberto Simonutti, docente di Chimica industriale all’Università di Milano-Bicocca –, mi sembra difficile che un edificio del 2011 possa essere costruito con materiali non a norma. O c’è stata una progettazione errata o l’uso di materiali non idonei. A valori molto elevati anche l’alluminio fonde, c’è l’“effetto Torri Gemelle“, ma in questo caso l’edificio è rimasto su".

Essendo un edificio a facciata ventilata e non continua andrà analizzata l’intercapedine e la "presenza eventuale di polistirene, polistirolo espanso o polimeri simili per la tenuta termica", materiali che a temperature elevate si autodistruggono. "Per evitarlo ed evitare che le fiamme si propaghino, spesso si favorisce la formazione di una “crosta“ di carbone o si utilizzano materiali intumescenti che non danno ossigeno alla parte che brucia. Se il lavoro viene fatto secondo le regole, i materiali ragionevolmente non rimarranno inalterati ma non dovrebbero far propagare il fuoco e dovrebbero ridurre al minimo la produzione di gas tossico". Mentre si indaga alla ricerca della sorgente che - dall’analisi di alcuni video - pare essere localizzata su un balcone e quindi in corrispondenza dell’intercapedine - ci si interroga sulla sicurezza di grattacieli che sono stati costruiti prima dell’entrata in vigore dell’ultima normativa più stringente - che è datata 2013 - e che hanno caratteristiche simili, come il sistema a facciate ventilate.

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