Contratto, trattativa ferma Resta la distanza sui fondi

Altro incontro interlocutorio in teatro. Venerdì possibile riunione-spartiacque

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In stallo. È al momento questa l’espressione che meglio fotografa lo stato della trattativa in corso alla Scala per il rinnovo del contratto aziendale, in vista del triennio 2023-2025 e dopo i due anni di congelamento concordato causa pandemia. Ieri mattina è andato in scena l’ennesimo incontro tra la delegazione del Piermarini e i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Fials e Uil: le parti hanno parlato ancora dei vari argomenti sul tavolo (aumenti salariali, previdenza complementare e polizza sanitaria), entrando nel dettaglio delle cifre per categoria e inquadramento, cercando di definire il quantum in maniera più precisa possibile.

Dettagli a parte, però, sembra che il management del teatro e i delegati siano rimasti sulle rispettive posizioni, senza avvicinamenti significativi: da una parte, resta la proposta di circa 2 milioni di euro, tesoretto accumulato dalla Fondazione grazie ai risparmi generati dall’efficientamento energetico e da altri tagli interni; dall’altra, c’è la richiesta delle quattro sigle, che si aggira su una cifra oscillante tra i 4,5 e i 5 milioni di euro. Inutile dire che l’accordo pare lontano, anche perché col passare delle settimane e il susseguirsi delle riunioni tutto è comunque rimasto come all’inizio. Il prossimo faccia a faccia è in programma venerdì prossimo, e l’impressione è quella potrebbe diventare una data-spartiacque per l’intera vertenza: se non dovessero aprirsi spiragli da parte dei vertici scaligeri, i delegati (o una parte di loro) potrebbero anche decidere di convocare le assemblee per confrontarsi con i rispettivi iscritti e dare un segnale chiaro al teatro, per di più a tre settimane dall’attesissima Prima del 7 dicembre. Come da previsioni della vigilia, il nodo riguarda l’articolo 271 del contratto, che prevede l’adeguamento degli istituti retributivi di secondo livello al tasso corrente dell’inflazione, che negli ultimi mesi sta galoppando.

Non proprio un esborso di poco conto, specie in un periodo storico così complicato e incerto. E l’atteggiamento guardingo della Scala è legato soprattutto a questo aspetto, con un occhio particolare all’incremento dell’energia e in generale delle materie prime: a quanto ammonterà la bolletta nel 2023? Arriveranno aiuti da Roma per fronteggiare i possibili aumenti? Ruotano attorno a questi interrogativi i dubbi sul futuro, e di conseguenza la prudenza sul rinnovo di contratto.

N.P.

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