Emergency, il braccio destro di Strada: "Continuiamo la missione e aiutiamo anche Milano"

Pietro Parrino, da ventisei anni in Emergency sempre al fianco del fondatore. "Con il nostro progetto "Nessuno escluso" combattiamo le nuove povertà

Pietro Parrino

Pietro Parrino

Milano - Emergency è nei luoghi martoriati dalla guerra. A fianco dei feriti, dei poveri, di chi non ha nulla. Vero è che la Ong fondata nel 1994 da Gino Strada è attiva in 19 Paesi, ma non ha mai dimenticato le sue radici milanesi: guardando lo staff medico e i volontari impegnati per il prossimo, si riesce a vedere la mano sempre allungata verso gli ultimi anche all’ombra della Madonnina. "L’assistenza alle persone più vulnerabili non è mai mancata. Ogni giorno continuiamo la missione: quella di curare tutti, e bene", spiega Pietro Parrino, milanese di 55 anni, laureato in giurisprudenza, da quattordici il Field operations director di Emergency. Il braccio destro di Gino Strada: è stato al suo fianco dal 1995, ha lavorato in tutti i luoghi in cui l’organizzazione ha costruito ospedali e a Milano ha "vissuto" in tutte le sedi, "da via Bagutta a piazza Duomo, da via Meravigli alla zona di viale Monza a via Santa Croce".

Come ha conosciuto Gino Strada?

"In via Bagutta. Mi è sempre piaciuto viaggiare, in più sono un appassionato di storia. Quando ero all’estero, soprattutto in Medioriente e in Africa, mi rendevo conto che i racconti che sentivo in Italia non corrispondevano a quello che vedevo nei luoghi. Gino invece raccontava quello che io vedevo. Da qui è nata la mia stima, per lui e per la sua Ong, che già negli anni Novanta era attiva nella campagna anti mine e forniva alle scuole delle schede in cui spiegava le guerre che avvenivano nei Paesi. Tutto molto preciso. Poi è partito un progetto in Cambogia e io ne ho fatto parte. Quello è stato l’inizio".

Che ricordo ha?

"Io fui mandato lì per imparare. Gino non c’era. C’erano due persone inglesi ma io non condividevo il loro modo di fare e pensai ‘se Gino apprezza, questo posto non fa per me’. Quando Gino arrivò, dopo qualche giorno mi disse: ‘Gli inglesi vanno via. Tu hai voglia di restare?’. Non ne me sono più andato".

A Milano quali sono le attività di Emergency?

"Nei quartieri popolari o dove ci sono persone in difficoltà sono attivi i Polibus, ambulatori mobili. Stazionano a San Siro, a Porta Venezia, in piazzale Cuoco, al Giambellino ma non solo. L’obiettivo è assistere chi, per vari motivi, non può accedere al servizio sanitario nazionale, perché magari non è in regola o non ha la residenza e quindi neppure un medico di base".

E durante il Covid?

"Ci siamo messi a disposizione. Lo scorso anno, nella struttura della Fiera abbiamo gestito un reparto di terapia intensiva. Parte dello staff aveva affrontato l’emergenza ebola in Sierra Leone. Abbiamo anche dato una mano a gestire la situazione dei senza dimora: siamo stati a fianco del Comune sia nella struttura di viale Fulvio Testi sia di via Carbonia. E, con la piattaforma Milano Aiuta, siamo scesi in campo per distribuire ai cittadini beni di prima necessità. Ora siamo attivi per dare aiuto alle ‘nuove povertà’ prodotte dalla pandemia".

In che modo?

"Con il progetto ‘Nessuno escluso’ che prevede la distribuzione gratuita di pacchi con cibo e prodotti per l’igiene destinati a famiglie che prima del Covid non avevano problemi economici, a chi ha perso il lavoro o è solo. Fino a dicembre abbiamo consegnato oltre 50mila pacchi. Ci hanno aiutato più di cento aziende, donando i loro prodotti, e oltre mille volontari. Il bene genera bene. Continuiamo, nel nome di Gino Strada".

 

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