Contagi da Ibiza, Mykonos e Pag. L’Ats: conta anche lo stile di vacanza

Un terzo dei positivi al virus al rientro dall’estero arriva dalla Spagna, quasi altrettanti dalla Grecia. Ma le località nelle quali hanno soggiornato sono soprattutto le isole famose per la vita notturna

Festa selvaggia d’estate in una discoteca a Novalja, sull’isola croata di Pag

Festa selvaggia d’estate in una discoteca a Novalja, sull’isola croata di Pag

Milano, 26 agosto 2020 - Non le spiagge infinite delle Canarie, ma quelle affollate di Ibiza. Non la Grecia del Partenone e dell’Oracolo di Delfi, ma quella più festaiola di Mykonos. Non il mare della Croazia in generale, ma quello più discotecaro dell’isola di Pag. Hanno una concentrazione, spiega Marino Faccini, responsabile per le malattie infettive all’Ats Metropolitana, le località di provenienza dei milanesi e dei lodigiani che al ritorno dalle vacanze si stanno scoprendo positivi al coronavirus. Sono stati centoventi tra le persone che si sono sottoposte a un tampone dopo essere rientrate dall’estero nell’ultima settimana, e più di un terzo, 41, tornavano dalla Spagna. Quasi altrettanti, 39, dalla Grecia. Ventiquattro dalla Croazia, sette da Malta e questa concentrazione è anche effetto del propulsore dei controlli a tappeto, disposti dal Ministero della Salute a partire dal 13 agosto per chi arriva da questi quattro Paesi Ue considerati “a rischio“, che hanno generato ventimila segnalazioni all’Ats Metropolitana nella prima settimana. 

Ma nell’ultima settimana ci sono anche tre positivi di rientro dalla Francia - perché chi manifesta sintomi simil-Covid è tenuto, e lo era anche prima dell’ordinanza, a segnalarsi al suo medico di base o alla guardia che poi dispongono un tampone - e in particolare dal Sud della Provenza, Nizza e Costa Azzurra. E oltre ai 120 positivi dall’estero l’Ats Metropolitana sempre in quest’ultima settimana ne ha censiti altri venti che tornavano da vacanze in Italia: ben tredici erano stati in Sardegna, passata in un batter di ciglia da isola «Covid-free» che vagheggia patenti d’immunità per i turisti a presunta fabbrica di focolai tra resort e locali esclusivi della Costa Smeralda. Come il Billionaire, che dopo la chiusura anticipata causa restrizioni alla musica dopo mezzanotte ha scoperto 63 dipendenti positivi (a ieri) più il proprietario, Flavio Briatore, ricoverato da domenica al reparto solventi Covid del San Raffaele (dov’è arrivato, a quanto risulta al Giorno, direttamente dalla sua residenza di Montecarlo, senza passare da Milano).

«Abbiamo fatto un approfondimento su un campione delle persone risultate positive dopo essere rientrate da Spagna, Grecia, Croazia e Malta – spiega Faccini –, e notato una concentrazione di contagiati che provenivano da alcune località in particolare». Ibiza per la Spagna, Mykonos per la Grecia, Pag per la Croazia. Questo dato, unito all’abbassamento dell’età media dei contagiati rispetto alle scorse settimane e all’osservazione del fatto che ci sono casi in cui i contagiati sono collegati tra loro (gruppi di amici in cui si scoprono più positivi al rientro da una vacanza insieme), porta a una riflessione secondo l’esperto dell’Ats: non è tanto o soltanto il Paese dal quale si arriva a fare la differenza, «ma lo stile della vacanza: i contagi si concentrano in luoghi considerati “di divertimento“», che spesso vengono scelti dai turisti per l’offerta di movida, discoteche e feste che porta con sé quegli assembramenti diventati un pericolo nell’estate del Covid.

I contagiati “di rientro“ dalle vacanze e i loro contatti, in base alle ultime osservazioni delle autorità sanitarie lombarde, pesano tra il 30 e oltre il 60% dei nuovi positivi scoperti quotidianamente con i tamponi. Ieri la Lombardia ha registrato in tutto 119 contagiati con 9.879 test processati (che le hanno fatto superare il milione e mezzo di tamponi effettuati in tutta la pandemia). Lunedì i positivi erano stati 110 su 7.722 tamponi, mentre domenica, con 13.663 test, erano stati 239, di cui «due terzi riconducibili a persone rientrate dall’estero e loro contatti», aveva detto l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Il bollettino di ieri non ha registrato morti di Covid (ce ne sono stati 16.857 dal 20 febbraio) e anche i malati ricoverati in terapia intensiva sono rimasti 15 come lunedì, mentre sono aumentati di cinque quelli nei reparti, a 158 considerando tutti gli ospedali della Lombardia. Dei 119 nuovi positivi, 23 lo erano “debolmente“ e 37 invece erano milanesi, di cui 19 residenti in città. Lunedì erano milanesi 53 dei 110 nuovi lombardi contagiati (31 abitano in città), domenica 89 su 239, di cui 50 della città. 

Intanto l’assessore Gallera assicura che per la campagna di vaccinazione antinfluenzale (necessaria quest’anno più che mai per sgombrare il campo da sintomi che possono essere confusi col coronavirus) «partirà in ottobre» e che la Regione ha «già acquistato 2,4 milioni di vaccini antinfluenzali, l’80% in più dello scorso anno», in risposta a un allarme lanciato dal consigliere regionale di Azione Niccolò Carretta (mentre il Pd con Carmela Rozza ripete che «servono 5 milioni di dosi»). L’assessore ha spiegato che «daremo la precedenza ai soggetti più fragili, agli over 65, alle categorie a rischio, a medici, infermieri, operatori sanitari e socio sanitari, e ai bambini fino ai 6 anni offrendo loro gratuitamente i migliori prodotti sul mercato», come un nuovo vaccino spray per i più piccoli, i tetravalenti acquistati in 800 mila dosi per gli over 65 e 150 mila vaccini «ad alta protezione» riservati alle persone più fragili. «La campagna - ha concluso - sarà condotta nei tempi stabiliti dal Ministero della Salute, in modo da garantire una copertura adeguata alla popolazione fino a marzo, considerando che il picco influenzale è previsto dopo metà gennaio».

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