"Il congedo Covid non si può negare"

Il Tribunale ha ordinato alla clinica La Madonnina di concedere i giorni a un’infermiera mamma: sentenza pilota

La donna ha chiesto il congedo straordinario per curare i figli minorenni

La donna ha chiesto il congedo straordinario per curare i figli minorenni

Milano, 2 luglio 2020 - Il congedo parentale è "incompatibile con le imprescindibili ed inderogabili esigenze di servizio della struttura a fronte dell’attuale emergenza sanitaria". Con questo motivazioni una infermiera si è vista respingere da parte della Casa di cura La Madonnina di Milano la richiesta di poter usufruire fino al 30 luglio dei congedi straordinari stabiliti dal decreto Cura Italia, per poter dedicare più tempo alla cura dei figli minorenni. La donna, sostenuta dalla Cisl Funzione Pubblica di Milano, ha dato battaglia in Tribunale e il giudice milanese Rossella Chirieleison con un primo pronunciamento d’urgenza le ha dato ragione, ordinando alla clinica del Gruppo San Donato di concedere i congedi alla dipendente. Per discutere la vicenda nel merito è stata fissata una prima udienza per il 15 luglio, ma nel frattempo l’infermiera da ieri può stare a casa nei giorni stabiliti anche perché, annota il giudice, "la preventiva instaurazione del contraddittorio, con i relativi tempi tecnici" renderebbe di fatto inutile e tardiva per poter godere del diritto al congedo anche una eventuale sentenza favorevole. "Un importante pronunciamento – sottolinea Laura Olivi, segretaria della Cisl Fp Milano Metropoli – che riconosce l’importanza dei congedi parentali e della conciliazione vita-lavoro in particolare nel periodo emergenziale che stiamo vivendo". L’infermiera, viene ripercorso nel provvedimento cautelare del Tribunale di Milano, sezione Lavoro, aveva chiesto all’Inps il congedo parentale straordinario per l’esigenza di curare "figli minori di 12 anni", ma la clinica di via Quadronno il 16 giugno si è opposta motivando il no con le "esigenze di servizio a fronte dell’attuale emergenza sanitaria".

Clinica che però, ha evidenziato la dipendente, "dal primo giugno non ha più ricevuto malati inviati dal sistema sanitario nazionale per via dell’emergenza Covid", quindi la ‘precettazione’ sarebbe ingiustificata. E il giudice le ha dato ragione. "Il datore di lavoro - scrive - non ha contestato alcunché in ordine al possesso di detti requisiti, limitandosi a richiamare la sussistenza di una generica incompatibilità". Il congedo parentale è un diritto che il lavoratore può esercitare "soprattutto in considerazione della peculiarità della situazione emergenziale e delle accresciute esigenze di tutela del benessere dei minori". Inoltre "è fatto notorio che allo stato la pressione dell’emergenza sulle strutture sanitarie sia in diminuzione rispetto ai mesi precedenti". Non regge, quindi, un rifiuto legato all’emergenza sanitaria. E la donna può staccare dal lavoro nei giorni richiesti, per stare a casa con i figli.  

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