"Comportatevi bene". Ma è movida selvaggia

Ultimo sabato in zona gialla, ignorato l’appello anti-assembramenti di Sala: aperitivo fuori controllo dalla Darsena a corso Garibaldi

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di Nicola Palma

"Comportatevi in modo corretto". Il monito del sindaco Giuseppe Sala arriva a metà mattinata di ieri via social: "Siamo in arancione da lunedì (domani, ndr), ma avendo davanti un weekend di giallo e bel tempo vi chiedo di tenere un comportamento corretto: fatelo per la nostra salute e per chi negli ospedale sta lavorando a ritmi che speravamo non necessari. Fatelo anche per tutti quelli che non possono lavorare, vi prego comportatevi in modo adeguato al difficile momento". Un appello rimasto purtroppo inascoltato in diverse zone della città, nonostante la massiccia presenza di forze dell’ordine nei luoghi considerati più a rischio. Dall’aperitivo selvaggio del pomeriggio fino alla tarda serata, con decine di giovani che si sono ritrovati sulla Darsena ben oltre le 22. Il viaggio nella Milano che fatica a stare a distanza inizia dalla via dello shopping per antonomasia, corso Buenos Aires: i marciapiedi sono affollati sì, ma non c’è ressa davanti ai negozi e le persone indossano diligentemente la mascherina. Lo stesso discorso vale per corso Venezia e per piazza San Babila. All’inizio di corso Vittorio Emanuele e nella vicina piazza San Carlo ci sono due mezzi dei carabinieri a monitorare la situazione. Eccoci in piazza Duomo: sul lato del Museo del Novecento c’è una manifestazione contro il governo Draghi, ma più che altro è un inno alle teorie dei no-mask e a un fantomatico approccio "ippocratico" al Covid (come afferma l’oratore dal cassone di un furgoncino tra gli applausi dei trenta partecipanti). Dalla parte opposta, tra le palme e il posteggio taxi, ci sono quattro-cinque gruppetti di ragazzini rigorosamente a volto scoperto: bevono whisky dalla stessa bottiglia, ascoltano musica e si abbracciano come se la pandemia non fosse mai esistita; l’area è sorvegliata a distanza da poliziotti e finanzieri, anche perché proprio lì una settimana fa un provvidenziale intervento degli agenti sventò una maxi zuffa con 200 giovanissimi.

Poco da segnalare nel tragitto da via Torino alle Colonne di San Lorenzo, ma è solo la quiete prima della tempesta. Sì, perché basta superare il casello daziario di piazza XXIV Maggio perché la vista si apra su una Darsena completamente invasa: i dispositivi di protezione sono un optional, alcuni non li hanno neppure sotto il mento o penzolanti dall’orecchio; sugli scaloni sponda viale D’Annunzio c’è un assembramento unico, tra birre, sigarette e zero precauzioni. Lo stesso dicasi per i Navigli, in particolare quello Grande: un fiume di gente. E un aspetto colpisce più di altri, anche perché tira in ballo i gestori dei locali: in molti casi, i tavolini esterni sono attaccati l’uno all’altro e ospitano fino a dieci avventori, nonostante il limite massimo sia fissato a quattro. C’è di peggio? Sì, basta spostarsi in corso Garibaldi: in poche decine di metri quadrati, si contano centinaia di adepti dello Spritz; le sedie dei bar hanno colonizzato ogni angolo, persino le fioriere di largo La Foppa. Sono già passate le 18, ma devono arrivare i vigili a comunicare quello che è ovvio e che tutti sanno da mesi: è arrivata l’ora, bisogna alzarsi.

Intanto, il sole che tramonta colora di arancione i palazzi. Ed è quasi un avvertimento cromatico di quello che accadrà tra ventiquattr’ore: la stretta provocata dall’impennata di contagi limiterà ad asporto e consegne a domicilio il margine di manovra delle attività di somministrazione di cibo e bevande. Certo, c’è ancora la giornata di oggi per affollarsi in centro, infischiandosene delle regole e di chi sta soffrendo negli ospedali per una terza ondata si spera meno catastrofica delle due che l’hanno preceduta. E che, evidentemente, non hanno insegnato nulla a molti.

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