Comitato ordine e sicurezza pubblica, il ministro Lamorgese: "Milano è una città sicura"

Dossier del Viminale sugli ultimi 12 mesi in Italia: il Coronavirus ha fatto frenare i reati, tranne i femminicidi. Più di 1000 persone hanno violato la quarantena

Il ministro Luciana Lamorgese in Prefettura a Milano

Il ministro Luciana Lamorgese in Prefettura a Milano

Milano, 15 agosto 2020 - Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, è arrivata verso le 10, in Prefettura a Milano per presiedere il Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica. Una sorta di ritorno a casa, perché proprio nel capoluogo lombardo Lamorgese è stata prefetto fino a due anni fa. Ma anche una novità: l'anno scorso e due anni fa, l'allora titolare del Viminale Matteo Salvini spostò a San Luca e Castel Volturno - capitali di 'ndrangheta e camorra - un appuntamento che fino ad allora era stato tradizionalmente romano. Nell'anno del Covid e in vista delle sfide di autunno ( sanitarie, economiche, sociali, criminali), la ministra non poteva non ripartire dal capoluogo della Lombardia. In occasione del vertice il ministro Lamorgese ha anche conferito la delega alla Pubblica Sicurezza al viceministro Matteo Mauri. 

"Milano la conosco bene, posso dire che è una citta assolutamente sicura", ha detto il ministro rispondendo alle domande dei giornalisti sull'allarme 'Far west' lanciato dall'opposizione. "Proprio oggi sono stati arrestati due dei tre rapinatori dei tassisti - ha ricordato - vuol dire che l'attivita' di contrasto funziona. Le forze di Polizia a Milano hanno numeri elevati, circa 11.000, piu' il contingente di Strade sicure, 900 in tutta la Lombardia. Questo tipo di attivita' di contrasto funziona, c'è grande impegno da parte di tutte le istituzioni, a Milano si lavora davvero in team, al di là delle appartenenze politiche emerge l'interesse di tutti per questo territorio. Dire Far West significa strumentalizzare gli episodi che capitano in tutte le grandi citta'. Milano e' sicura e ha ottime forze di polizia come tutto il territorio nazionale".

Prima della riunione, la responsabile del Viminale si è collegata in videoconferenza con le sale operative della questura di Milano, del comando provinciale dei carabinieri, del comando provinciale della guardia di finanza, del comando provinciale dei vigili del fuoco, dell’esercito italiano-strade sicure, del carcere di Opera, della capitaneria del porto di Genova e della polizia locale di Milano, rivolgendo il proprio ringraziamento a tutte le forze impegnate anche a Ferragosto nel presidio del territorio italiano.

Quindi Lamorgese ha partecipato al Comitato nazionale insieme a molte alte cariche; incontro che è stato seguito da quello con - tra gli altri - il governatore di Regione Lombardia, Attilio Fontana, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il questore di Milano, Sergio Bracco. Riflettori puntati sui rischi delle infiltrazioni criminali nei settori produttivi devastati dall’emergenza Coronavirus. La pandemia ha però reso il Paese apparentemente più tranquillo con dati sulla delittuosità in calo in quasi tutte le voci. Ma con grossi rischi sulla tenuta sociale e dell’ordine pubblico per la ripresa autunnale, anticipati sui numeri (in crescita) degli atti intimidatori contro gli amministratori locali (+5 per cento rispetto allo scorso anno) e anche contro i giornalisti (ben il 51 % in più soprattutto con minacce sul web). 

La lotta alla mafia

Nell'ambito dell'attivita' antimafia del ministero dell'Interno sono stati 79 i latitanti arrestati nell'ultimo anno, nel periodo compreso tra 1 agosto 2019 e 31 luglio 2020, con un incremento del 49,1% rispetto all'anno precedente, e portate a termine 134 operazioni di polizia giudiziaria. Sono quasi 20mila i beni confiscati alle cosche e restituiti alla collettività: 17.719 immobili e 1.497 aziende. Con il fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura sono stati distribuiti 24 milioni di euro, soprattutto nel periodo del lockdown. 

Delitti in calo, tranne i femminicidi

Sono calati gli omicidi, le rapine, i  furti, e le truffe portando la media ad un meno 18 per cento. Il lockdown ha tenuto in casa i criminali ma non sono diminuiti i delitti. Si sono registrati 149 omicidi in ambito familiare e affettivo, il 70 per cento femminicidi, 58 dei quali commessi durante i due mesi di lockdown. In aumento del 33 percento i provvedimenti di allontanamento firmati dall’autorità di pubblica sicurezza nei confronti di autori di minacce e atti di stalking contro le donne. In calo del 23 per cento i reati finanziari, ma aumentano del 24 per cento quelli per autoriciclaggio. 

Aumento di reati sul web

La sicurezza informatica è stato uno dei settori che più ha impegnato le forze dell’ordine con ben 84.000 alert firmati, 460 attacchi rilevati e 1846 contenuti web oscurati come prevenzione antiterrorismo ( + 662 per cento). Sono addoppiate le denunce per sicurezza informatica.

Nel mirino amminstratori locali e giornalisti

Sono ben 791 atti intimidatori contro amministratori locali ( + 5,5 per cento) di cui 398 sindaci ma anche le minacce, soprattutto sui social, contro i giornalisti, numeri raddoppiati rispetto all’anno scorso. 

Meno incidenti stradali e meno morti

Il lockdown per il Covid ha inciso anche sugli incidenti stradali: dall'1 agosto 2019 al 31 luglio di quest'anno se ne sono registrati 58.475 (il 20% in meno rispetto al periodo 1 agosto 2018-31 luglio 2019), con 1.319 morti contro i 1.719 dell'anno precedente (-23,3%) e 37.241 feriti (-22,6%). 

Denunce per violazione quarantena

Più di venti milioni di italiani (uno su tre) sono stati controllati nelle tre fasi dell’emergenza Covid, a partire dall’11 marzo. I denunciati sono stati poco più di 460.000, la più parte 454.933 per violazione dei divieti sugli spostamenti. Sono stati 1.177 coloro che sono stati denunciati per aver violato gli obblighi di quarantena.

Sbarchi in aumento, soprattutto quelli autonomi

Sono aumentati gli sbarchi con un più 148 per cento con oltre 21mila arrivi. Di questi oltre 16.000 sono arrivati in autonomia, 4.000 sono stati soccorsi dalle navi umanitarie, 1000 da navi militari. Il 41 per cento dei migranti è partito dalla Tunisia, il 40 per cento dalla Libia. Tunisini (7.409) e bengalesi ( 2571) le nazionalità più rappresentate tra i migranti. 

 

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