Come affrontare la guerra con i ragazzi

Daniele

Nappo*

Appena l’anno scorso il ministro della Pubblica istruzione aveva prospettato l’abolizione della storia tra le materie d’esame. È vero che tra i giovani molti appaiono disinteressati al passato e ai grandi e piccoli eventi che fanno di noi quello che siamo.

Eppure oggi la guerra in Ucraina agita gli studenti nelle aule: chiedono informazioni e approfondimenti e i docenti di storia e geografia devono aiutarli a comprendere di più quello che sta succedendo. L’art. 11 della Costituzione recita che l’Italia ripudia la guerra. Certamente la situazione internazionale chiede altro rispetto al commento giuridico e analitico di un articolo di legge e su come si posiziona l’Italia rispetto alla guerra. I giovani vogliono commentare e avere chiarimenti. Bisogna dare risposte non solo durante il momento dedicato all’educazione civica. In questi giorni non si è fatto che parlare di storia. Si sono pronunciati in tanti, specie coloro che non ne sanno niente, e non tanto della storia di per sé, materia a proposito della quale si assiste ai più singolari commenti, quanto dell’insegnamento della storia a proposito della quale forse dovrebbero esprimersi innanzitutto gli studenti e poi gli insegnanti. È necessario uno sforzo formativo per portare la storia a essere non solo il resoconto di grandi imprese e dispute e di personaggi che ne sono stati i protagonisti, ma circostanza per collegare quelle vicende alla trasformazione delle società e delle comunità. Uno sforzo che verosimilmente renderebbe meno astratta la materia e più interessante per quei giovani che fino ad oggi si sono sentiti fuori, estromessi proprio dal mondo in cui vivono. Gli studenti percepiscono un’angoscia, una preoccupazione anche maggiore rispetto al periodo del Covid. Ci sono momenti in cui diventa difficile fare lezione in questi giorni, anche semplicemente parlare del conflitto. L’invasione Russa in Ucraina, questa guerra assurda, preoccupa ed è impensabile non parlarne e deve farlo il docente con un linguaggio culturale e non emotivo. Forse è proprio la scuola che deve cercare di far vivere agli studenti la realtà come tale, non attraverso il canonico studio ma facendo ricerca e analisi delle informazioni, provando a fare una corretta selezione nel mondo web e sviluppando un adeguato senso critico.

*Direttore Scuola Freud

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