Colpa del treno come fosse un’entità viva

Gabriele

Moroni

I ritardi sulla Milano-Varese di cui si parlava tempo fa di uno o due minuti si sono ormai trasformati in ritardi di 8-10 minuti quotidiani, soprattutto al mattino, nella fascia con il maggior numero di utenti. Spesso e volentieri il treno arriva con un ritardo di 25-30 minuti almeno una volta alla settimana. Due settimane fa i ritardi da 30 minuti erano all’ordine del giorno. Il treno è in ritardo, il treno è soppresso, ecc. Arrivano questi annunci e allora il pendolare dice e si dice, chiede e si chiede "Me la devo prendere con il treno come se fosse una entità viva e umana".

Silvia, Busto Garolfo (Milano)

Sarà di parziale conforto alla nostra lettrice sapere di essere in autorevole compagnia. Già Giosuè Carducci aveva immaginato il treno come una entità, se non umana, vivente. Per la precisione un mostro. Nel celebre inno a Satana (che Carducci compose nel 1863 e pubblicò due anni dopo) il treno a vapore è descritto come un "bello e orribile Mostro", che simboleggia la vittoria del nuovo sul vecchio, il processo inarrestabile di modernizzazione. Trascorrono dieci anni ed ecco Alla stazione in una mattina d’autunno. Il treno è ancora un mostro, ma questa volta un mostro vero, orribile, che porta con sé, lontano, la donna amata. E il poeta innamorato e addolorato per la separazione non si risparmia: "Va l’empio mostro; con traino orribile sbattendo l’ale gli amor miei portasi. Ahi, la bianca faccia e ‘l bel velo salutando scompar ne la tènebra". E quanto avrebbe scritto il grande Giosuè se ai suoi tempi fosse stato un pendolare. Quanti versi gli avrebbero ispirato i treni in ritardo, acciaccati, bloccati, cancellati dalla lunga giornata del pendolare.

mail: gabrielemoroni51@gmail.com

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro