La battaglia del lavoro a Cologno Monzese: "No ai 183 licenziamenti della Verti"

I dipendenti chiedono a Regione di aprire subito il tavolo e varano un pacchetto di iniziative tra cui lo sciopero

L’assemblea dei dipendenti della Verti davanti ai cancelli della sede di via Volta

L’assemblea dei dipendenti della Verti davanti ai cancelli della sede di via Volta

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Cologno Monzese (Milano) - ​La lotta contro i 183 licenziamenti di Verti inizia con la partecipata assemblea che ha visto i lavoratori radunarsi davanti ai cancelli della sede di via Volta, insieme ai delegati Fisac Cgil, First Cisl, Fna., Uilca. Dopo che l’azienda ha avviato la procedura per i licenziamenti collettivi, i dipendenti chiedono ora alla Regione di aprire al più presto il tavolo e approvano un pacchetto di iniziative di protesta. "L’eliminazione di 183 lavoratori, su un totale di 457 dipendenti rimasti, vedrà la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti – denunciano i sindacati -. L’apertura della procedura segue il piano unilaterale dichiarato dall’impresa, che ha determinato tra marzo e aprile l’esodo volontario di 129 colleghi".

La vicenda di Verti è iniziata lo scorso 12 novembre con la dichiarazione di 325 esuberi "strutturali" e ha visto in questi mesi svolgersi un duro confronto tra lavoratori e azienda che non ha portato a nessun accordo. "In assenza di uno stato di crisi dichiarato, l’obiettivo della ristrutturazione sarebbe aumentare gli utili con una mera riduzione dei costi e con la completa esternalizzazione delle attività core". Si confida nel confronto che vedrà anche le istituzioni parte attiva.

"Le proposte presentate in questi mesi dalla controparte alle organizzazioni sindacali, tanto a livello territoriale quanto nazionale, per la possibile definizione di un accordo, sono state caratterizzate fin dall’esordio dall’esclusione categorica del ricorso al fondo di settore come strumento per mitigare il piano esuberi". Tutte le proposte della compagnia sono state ritenute insufficienti sia dai sindacati sia dai lavoratori, che anche in assemblea hanno ribadito che "una ristrutturazione di questa portata equivale, nei fatti, a una dismissione dell’azienda". Una vicenda che ha radici lontane. Già nel 2015, quando Direct Line venne rilevata dal gruppo spagnolo Mapfre, ci fu la prima mannaia: l’azienda contava infatti quasi un migliaio di dipendenti.

"Da allora, è stato portato avanti sistematicamente un progressivo smantellamento. Si tratta di un gravissimo precedente per tutto il settore. Come recita lo slogan della compagnia, oggi Verti è ‘pioniera’ nelle peggiori pratiche", commentano le rappresentanze sindacali che si dicono pronte a proclamare un nuovo sciopero.

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