Cinque anni fa il disastro ferroviario. "Mai più"

A Pioltello la cerimonia commemorativa del deragliamento che causò la morte di tre donne e il ferimento di 46 persone

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di Monica Autunno

La morte in carrozza alle sette del mattino, in un normale giorno di lavoro. A distanza di cinque anni da quel maledetto 25 gennaio 2018 la città non dimentica, "è una ferita che ci ha lacerato per sempre". Ieri mattina, alla stazione ferroviaria di Pioltello, la cerimonia commemorativa del deragliamento sui binari che causò la morte di tre donne e decine e decine di feriti, sprofondò soccorritori e forze dell’ordine in uno scenario d’inferno e avvolse tutta la Lombardia in un sudario di cordoglio e angoscia. Alla stazione, come è stato ogni anno da allora, la sindaca Ivonne Cosciotti ma anche, nella quasi totalità, sindaci e amministratori di tutta la Martesana, carabinieri, vigili del fuoco, protezione civile, soccorritori e volontari, che si spesero per aiutare, salvare, consolare e sostenere. E tanti comuni, commossi, cittadini. Ricordi, commozione, e poi, al binario 1, la deposizione di un mazzo di fiori bianchi. 25 gennaio, ore 6,57 del mattino. "Accadeva a cinquecento metri da qui, dove ci trovamo ora". La morte portò via Pierangela Tadini, 51 anni, Giuseppina Pirri, 39, e Ida Milanesi, medico 61enne. Abitavano tutte fuori provincia, andavano a lavorare nel capoluogo. "Ci uniamo in questo istante - così Ivonne Cosciotti - ai comuni dove abitavano, che in questa giornata le stanno commemorando". Il processo per il disastro è in corso. Ma quella dell’amministrazione comunale e degli amministratori locali d’area, ha voluto precisare la sindaca in un lungo e commosso intervento "non è mai stata una lotta alla ricerca del colpevole. Le responsabilità saranno infine accertate. Ma io credo che la riflessione debba spostarsi su altro. Su cosa non abbia funzionato nella catena di comando. E sul senso di responsabilità che mettiamo nel nostro lavoro. Nessuna delle persone oggi sotto processo, ne sono certa, voleva che questo avvenisse. Ma è avvenuto. E allora buttiamo tutti lo sguardo al di là del nostro “piccolo confine”. Le nostre azioni, il nostro lavoro, hanno un valore sociale, hanno conseguenze. Devono basare su tre concetti chiave: consapevolezza, responsabilità, rispetto". Momenti di ricordo commosso di quella mattina, quando frotte di soccorritori furono catapultate a Seggiano, fra i vagoni del Trenord 10452 ripiegati nell’erba al buio, incastrati uno dentro l’altro, fra grida di disperazione, dolore e spavento. A bordo del treno, quel giorno, c’erano 350 passeggeri. Tre di loro non tornarono a casa. Tutti gli altri attraversarono un incubo destinato a cambiare per sempre la loro vita. A memoria di quel giorno una poesia, donata al Comune dalla pioltellese Danila Bertolotti, e intitolata Fine, gennaio. "Era appena passato il compleanno di mio padre. Mi sono svegliata e sulla campagna c’era ancora la luna. In bocca il sapore di caffè. E l’odore di terra gelata. Aspetto in stazione. Il mio nome è quello di mia nonna. Lavoro in città: qui le ragazze hanno nomi moderni, brevi. La città mi attende. Ma questa mattina non ci arriverò".

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