Sciopero per salvare il cinema Apollo: "Un luogo storico della cultura"

I dieci lavoratori temono che la società venda locali e sale ad Apple di COSIMO FIRENZANI

STOP I lavoratori davanti all’ingresso  del cinema Apollo (Newpress)

STOP I lavoratori davanti all’ingresso del cinema Apollo (Newpress)

Milano, 2 novembre 2015 - Porte chiuse per l’intero pomeriggio. I dieci lavoratori del cinema Apollo di piazza Liberty ieri sono rimasti all’esterno per protestare contro la probabile chiusura che farebbe posto a uno store Apple. O meglio: per chiedere chiarezza. Di certo non c’è niente: i vertici di Immobiliare Cinematografica, proprietaria dell’immobile e socia al 50 per cento di Platea, la società che gestisce il cinema, hanno incontrato i rappresentanti della Cgil in settimana e hanno assicurato che l’immobile non è stato venduto. E che l’attività del cinema durerà fino a giugno 2016.

Ma le voci sulla trattativa con la Apple, interessata alla struttura per sbarcare nel centro di Milano con un grande negozio di cristallo, si rincorrono da tempo e c’è anche un accordo tra i soci che preoccupa lavoratori e sindacati: «Se lo spazio viene venduto dal proprietario, l’altro soggetto viene liquidato 90 giorni prima – spiega Sara Rubino (Cgil Slc) – e francamente non capiamo che bisogno c’è di un accordo del genere se davvero non ci fosse l’intenzione di chiudere il cinema. Abbiamo organizzato questo sciopero per i lavoratori in condizione di incertezza. E non accetteremo, qualsiasi sia la soluzione, di trovarci a giugno a parlarne. Del futuro si discuta prima possibile».

Il cinema Apollo, tre sale, impiega dieci lavoratori polifunzionali, che cioè svolgono qualsiasi tipo di funzione. In difesa loro e del Cinema sono state raccolte nei giorni scorsi 15mila firme ed è arrivata anche la solidarietà delle persone che lavorano al Cinema Anteo. «Sono all’Apollo da dieci anni e mezzo – racconta Doriano Ghisellini – nel 2004 ci sono stati lavori di ristrutturazione durati in un anno. Da lì è sempre stato aperto e frequentato. È un luogo storico della cultura di Milano». Ed è questo l’altro punto intorno al quale si sta organizzando la protesta: il valore culturale del cinema e della sua funzione. Venerdì ci sarà un incontro in Comune (con gli assessori alla cultura, Filippo Del Corno, e Cristina Tajani, assessore alle politiche del lavoro), in cui i sindacati vorranno capire la posizione dell’amministrazione. «Si rincorrono voci di nuovi spazi che il Comune metterebbe a disposizione, ma ancora nessuno ci ha detto niente – aggiunge Sara Rubino –. Vogliamo sapere se l’amministrazione sta dalla nostra parte o no: chiederemo un’assunzione di responsabilità circa la probabile perdita di un presidio culturale storico e anche sulla sorte dei dieci lavoratori».

di COSIMO FIRENZANI

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