Chiusi in casa come topi Adesso basta!

Elisabetta

Marzorati*

Ho quattro figli. Mia mamma, ogni volta che restavo incinta, invece di essere felice, mi ripeteva quanto la mia vita sarebbe stata dura. Quando aspettavo l’ultimo, per non darle un dispiacere glielo dissi solo all’ottavo mese. La saggezza degli anziani non sbaglia mai. Crescere quattro figli è stata dura e quando finalmente li ho avuti grandi e autonomi, ecco che scoppia una pandemia. Tutti chiusi in casa. Studenti in Dad. È una novità, le novità sono sempre belle, una nuova scoperta, ma qui si va per le lunghe. Dopo un po’ iniziamo a capire che non è poi così bello chiuderci in casa come topi. Novembre 2020, per l’intuizione geniale di un’amica mi ritrovo in una grande chat con persone sconosciute: nasce così il comitato "A Scuola!".

Non ci stiamo più dentro, dobbiamo fare qualcosa per i nostri figli. Mai mi sarei aspettata, a 50 anni, di dover scendere in piazza per reclamare il diritto ad una vita normale per i miei figli. La Dad è un ottimo strumento per l’emergenza, ma non può diventare la normalità. Abito a Milano, io e i miei quattro figli, dai 14 ai 19 anni, ogni giorno che passa vediamo il sole, la pioggia, la neve, sempre dalla finestra. I professori parlano da uno schermo, il pomeriggio si passa sul telefonino e la sera siamo obbligati a guardare la televisione. Noi siamo adulti, abbiamo già vissuto e possiamo anche rinchiuderci in casa, ma i ragazzi no. Devono fare esperienze fuori, sbagliare, sporcarsi le mani, socializzare con i loro coetanei. Nessuno di noi nega l’emergenza sanitaria, ma perché nessuno ha dato priorità alla scuola e agli adolescenti? Perché abbiamo chiesto a loro un enorme sacrificio, permettendo che sotto Natale tutti i negozi e centri commerciali fossero aperti? Dalle istituzioni ci aspettavamo maggior interesse nei confronti di una generazione fragile e spaventata, che sta sfiorendo e sta perdendo anche la forza di ribellarsi. Il nostro compito, come genitori, è dar loro voce e aiutarli.

*Madre

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