Il suono magico di Lambrate: qui nascono le chitarre in alluminio più amate dalle popstar

Il laboratorio Noah Guitars creato da Renato Ruatti realizza strumenti utilizzati dal vivo da Lou Reed, Bruce Springsteen, Sting e Ben Harper

Milano - Trasformare un metallo all’apparenza gelido come l’alluminio in un materiale caldo, musicale, poetico. Il piccolo miracolo accade nel cuore di Lambrate, nella parte oltre la ferrovia rimasta esclusa dal restyling 'fighetto'  delle gallerie d’arte e dei locali: dentro Villa Busca Serbelloni, il gioiello del 1700 sopravvissuto ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e alla febbre edilizia del boom economico, c’è uno scrigno d’inventiva, ricerca e alta tecnologia che si chiama Noah Guitars. Una liuteria high tech che produce chitarre elettriche e bassi in alluminio famosi ormai in tutto il mondo.

Tra i felici possessori di questi gioielli “made in Lambrate’’ ci sono infatti star internazionali della musica come Sting e Bruce Springsteen, ma anche Ben Harper ha sempre con sé sul palco la sua Noah e lo stesso vale per Saturnino, il pirotecnico bassista di Jovanotti e di mille altri progetti musicali, che collabora con l’azienda di via Rombon da 15 anni, tanto da diventarne una sorta di uomo simbolo. È stato grazie a lui e alle sue conoscenze che da un modello Noah sono uscite le note di “Sweet Jane’’ e “Perfect Day’’ suonate direttamente dal loro autore, Lou Reed, tanto innamorato della sua chitarra milanese d’alluminio da voler visitare il laboratorio nel 2007 e trascorrere a Villa Busca Serbelloni un’intera giornata.

Mente e anima di questo progetto è Renato Ruatti, un visionario architetto della Val di Non trapiantato a Lambrate da quarant’anni innamorato dell’alluminio e delle sfide impossibili. "L’idea è nata nel 1993 – racconta –. Io già lavoravo con l’alluminio, creando mobili e oggetti di design. Il mio socio dell’epoca, Giovanni Melis, chitarrista per diletto, lanciò l’idea di realizzare una chitarra in alluminio. Nessuno faceva oggetti del genere, anche perché c’erano molti ostacoli tecnici da superare. Ma studiando e facendo prove su prove e grazie all’apporto di Mauro Moia, tecnico aeronautico, alla fine siamo arrivati, nel 1996, alla prima chitarra Noah con corpo in alluminio".

Quel primo passo nel mondo delle chitarre, che coinvolse poi i bassi e più di recente le lap steel, fu di fatto una piccola rivoluzione: non solo lo strumento era un gioiello estetico e tecnologico che rapiva lo sguardo, ma risolveva anche il problema ben noto a tutti i chitarristi elettrici del fastidioso ronzio che producono i pickup single coil (i dispositivi posizionati sotto le corde che trasformano le vibrazioni in impulsi elettrici). E non solo: aveva anche un suono sorprendente, cristallino e potente che, di fatto, metteva in crisi tutte le convinzioni sui “super poteri’’ musicali dei legni stagionati e di pregio negli strumenti elettrici. "Sembra incredibile – spiega ancora Ruatti – ma l’alluminio ha caratteristiche sonore simili all’abete della Val di Fiemme, vale a dire il legno più risonante in assoluto, usato anche da Stradivari per i suoi violini".

Del team di Noah negli anni sono entrati anche Maria Ruatti, responsabile della comunicazione, e Max Pontrelli, figura storica nel panorama milanese delle sei corde, che si occupa di tutti gli aspetti tecnici e dell’ascolto delle esigenze dei musicisti che vogliono una Noah. Attualmente l’azienda che, grazie ai tanti testimonial d’eccezione è ormai una realtà internazionale, produce circa 15 esemplari all’anno, ma ha in programma di espandersi con nuovi modelli e una maggiore presenza negli appuntamenti mondiali di settore. "Il cuore e le idee però resteranno sempre a Lambrate".

 

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