I giovani non fanno più i chirurghi: "Poca chiarezza e rischio di cause"

L’allarme del presidente dell’Associazione dei professionisti Acoi: 80 borse di studio perse in un anno.

Chirurghi in sala operatoria

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Milano, 18 ottobre 2021 - Il chirurgo non è un mestiere per giovani. Sono sempre meno, infatti, i neolaureati che prendono la strada della chirurgia. A lanciare l’allarme è Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani, in occasione dell’apertura - ieri a Milano - del 39° Congresso Nazionale di Acoi: "I dati di settembre relativi alle scelte sulle scuole di specializzazione ci dicono che sono andate perse circa 80 borse di studio per la Chirurgia generale. Questo significa che i giovani non scelgono più di fare il chirurgo. E secondo noi i grandi motivi sono tre: il primo riguarda una buona formazione che evidentemente loro non avvertono – elenca il presidente dell’associazione –; il secondo è il bisogno di un percorso professionale chiaro dentro le nostre strutture che vanno rilanciate. E infine il fenomeno tutto italiano del contenzioso medico-legale che continua a crescere. Questi tre grandi argomenti vengono avvertiti come un problema alla scelta da parte dei giovani a fare il chirurgo’".

Il 39° Congresso dei professionisti tenuto a Milano prova dunque a dare una risposta a questa crisi: "Qui, proprio per mandare un grande messaggio sulla formazione abbiamo, per la prima volta in un congresso, organizzato due “training center“ molto tecnologici dove verranno formati in questi giorni circa 120 giovani chirurghi. È un messaggio che vogliamo dare a sostegno della ripartenza anche della chirurgia perché di questo c’è bisogno". Parlando di ritorno al futuro – rincara il presidente Acoi Pierluigi Marini- "serve un impegno, un impegno forte per dare buona formazione, certezze professionali e tutele".

E non è l’unico problema, se è vero che in Lombardia mancano 20mila infermieri e migliaia di medici. La stima è dall’ordine delle professioni infermieristiche di Milano, Lodi, Monza e Brianza. Il presidente Pasqualino D’Aloia di recente ha lanciato l’allarme senza mezzi termini: "La situazione è drammatica. Mancano 20mila infermieri, un terzo del totale della carenza nazionale, che entro dieci anni rischia di salire a 150mila". Tra le cause, blocco del turnover e pochi posti disponibili nelle università. "Bisogna togliere il vincolo di esclusiva nel pubblico per consentire al personale di lavorare nelle Rsa – analizza D’Aloia –. Da noi un infermiere guadagna 1.420 euro al mese, contro i 2.500 di Germania e Gran Bretagna".

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