Chi odia paga, una tassa sulla cattiveria online

Start-up legaltech col patrocinio dell’Ordine degli Avvocati: "Diamo strumenti alle vittime per reagire"

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di Daniele Monaco

Permettere a tutti di difendersi dall’odio online con la stessa rapidità con cui si diffonde e sradicarlo con i mezzi del diritto, del web e dell’educazione: è la missione di "Chi odia paga" (Cop), start-up legaltech innovativa a vocazione sociale di Francesco Inguscio, Ceo di Nuvolab, che sul sito Internet www.chiodiapaga.it fornisce servizi tecnico-legali stragiudiziali per tutelarsi dagli attacchi degli hater.

Tutto parte dal ‘feedback digitale’, questionario che aiuta la vittima a capire se è colpita da cyberbullismo, stalking, revenge porn, sextortion o hate speech. La risposta automatica arriva grazie alla "clusterizzazione" analitica della letteratura di giurisprudenza, effettuata dal comitato scientifico guidato da Giuseppe Vaciago, avvocato e professore all’università dell’Insubria.

Il portale offre poi tre servizi (49-99 euro), senza dover mettere in moto la macchina della giustizia: legalizzazione, per certificare le prove digitali dal proprio computer o tablet con una procedura guidata; take down, per eliminare o deindicizzare contenuti lesivi in determinati link su Internet; diffida, da destinare all’hater, compilata dal team di legali. "Cop riduce lo ‘spread’ di giustizia fra chi si può permettere un avvocato e l’utente medio, che per tempi e costi spesso lascia perdere, restando vittima di odio online – spiega Inguscio –. L’utente si orienta sulle azioni che può avviare con il suo avvocato. Così, è ipotizzabile che ottenga un risarcimento: “Chi odia paga” potrà essere visto come una ‘tassa sulla cattiveria’, faremo sì che il denaro recuperato venga reinvestito in iniziative sociali per un uso responsabile della Rete Internet, coinvolgendo associazioni impegnate in vari ambiti".

Lanciato in aprile ma nato di fatto nel 2018, Chi odia paga è stato finanziato dal fondo specializzato in investimenti “Oltre Venture” con 200mila euro, ha il patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Milano e fa parte di Repubblica digitale.

Nel 2019 su 215mila tweet il 70% conteneva messaggi d’odio (dati Vox Diritti): "È un fenomeno in crescita, abbiamo già dato cinquecento feedback e ricevuto quindici richieste d’aiuto – conclude Inguscio –. In futuro speriamo che venga permesso il servizio per compilare la denuncia online. Dopo questo passo, puntiamo al mercato anglosassone: in fondo, Cop in inglese vuol dire “poliziotto”". E Chi odia paga vuole essere il poliziotto buono di Internet. Contro i tanti, troppi haters che inquinano la Rete mondiale.

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