Cerro Maggiore: niente rigore, agguato all’arbitro

Rissa alla partita di seconda categoria, il direttore di gara di 19 anni rischia il linciaggio. Devastati anche gli spogliatoi

I carabinieri arrivati al campo sportivo di Cerro Maggiore

I carabinieri arrivati al campo sportivo di Cerro Maggiore

Cerro Maggiore (Milano), 20 aprile 2019 - L'arbitro inseguito per tutto il campo dopo aver sospeso la partita. A un soffio dall’essere linciato davanti agli spettatori increduli sugli spalti. Tutto per un rigore non assegnato. L’ennesimo episodio di violenza va in scena giovedì sera sul campo sportivo della Virtus Cantalupo, formazione di Cerro Maggiore, Comune dell’Alto Milanese, che milita nel campionato di seconda categoria.

A fronteggiarsi la squadra di casa e la Rescaldinese. Gli ospiti, ultimi nel girone, i padroni di casa penultimi in classifica: una partita “salvezza” per vedere chi sarebbe rimasto col cerino acceso della retrocessione in mano. Una gara che, per questo, richiama sugli spalti il pubblico delle grandi occasioni, insieme a centinaia di bambini della scuola di calcio. Dopo un primo tempo tutto sommato corretto, gli animi iniziano ad accendersi alla ripresa. Nel mirino finisce l’arbitro, giovanissimo, 19 anni, di Abbiategrasso. Nei suoi confronti partono subito insulti di ogni genere. i primi a pagarne le conseguenze con un cartellino rosso sono l’allenatore e il suo vice della Rescaldinese che, dopo essersi lamentati per un rigore non concesso, vengono allontanati. Poi arriva una doppia ammonizione con l’espulsione di due giocatori e infine l’espulsione ulteriore del portiere e di un quarto giocatore: la Rescaldinese, ultima in classifica che ha un solo risultato utile per salvarsi, portare a casa tre punti, resta così con soli sette atleti a difendere la porta. Un “accanimento” che fa da detonatore.

L’arbitro viene prima preso a male parole, poi spintonato, infine inseguito per tutto il campo, costretto a rifugiarsi fra i giocatori di casa che evitano il peggio facendogli da barriera. Se in campo gli animi ribollono, sugli spalti i tifosi non sono da meno: due fan avversari vengono alle mani, davanti ai bambini, che vengono allontanati dai genitori. Arrivano quattro pattuglie dei carabinieri. Ma la serata di assurda violenza – la partita nel frattempo viene sospesa – continua negli spogliatoi. I giocatori della Rescaldinese in preda alla furia, convinti d’avere subito un’ingiustizia, s’abbandonano a veri e propri atti di vandalismo: rompono porte e suppellettili e allagano parte degli impianti. Il giorno dopo, la conta dei danni. Tanta rabbia per com’è finita quella che doveva essere una giornata all’insegna della festa.

Arrivano le reazioni dei dirigenti delle due società. «Sono rimasto senza parole quando ho visto quello che stava capitando in campo – è il commento del vicepresidente della Virtus, Vittorio Amidani –. È stato vergognoso. C’erano tutti i presupposti per una partita tesa e combattuta, ma arrivare a determinati comportamenti nei confronti del direttore di gara sinceramente non me lo sarei mai aspettato. E poi davanti a tanti bambini e ai loro genitori che esempio abbiamo dato?». Domanda alla quale risponde indirettamente il numero uno della Rescaldinese, Marco Di Munno. «In 35 anni che seguo il calcio è la prima volta che assisto a qualcosa di simile – ammette amareggiato –. L’arbitro avrà commesso degli errori, ma per i miei ragazzi non ci sono scusanti». Sul fronte delle inevitabili sanzioni nei confronti della Rescaldinese bisognerà adesso aspettare la metà della settimana prossima, quando i “giudici” della sezione lombarda della Figc emetteranno sentenza.

 

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