Centro per l’impiego, arriva l’ondata "Da Montenapo alla disoccupazione"

Dignità e smarrimento davanti agli sportelli "Nel 2021 dovremo gestire fino a 80mila nuovi licenziati"

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di Andrea Gianni

Dalle luci del Quadrilatero della moda alla disoccupazione il passo è breve, anche se si hanno alle spalle 38 anni di servizio ininterrotto. Il negozio chiude, il contratto a termine scade, e trovare un nuovo posto di lavoro nell’anno della pandemia è un’impresa impossibile. "Ho mandato decine di email, ma in questo periodo è tutto fermo", è la frase ripetuta come un mantra dai milanesi in coda al centro per l’impiego in via Soderini dell’Agenzia Formazione Orientamento Lavoro (Afol) Metropolitana. Gli impiegati agli sportelli iniziano a ricevere, solo su appuntamento per via del Covid, dalla mattina. Un flusso ininterrotto di persone che hanno perso il posto e, in alcuni casi, sono rimasti senza sussidi. La maggior parte italiani, di tutte le età. Dignità e lo sguardo smarrito di chi, per la prima volta nella vita, si trova a guardare il baratro della povertà in un Natale segnato dalla crisi. E questo è solo l’inizio.

"In primavera, quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, ci troveremo ad affrontare una ondata di utenti", spiega il presidente di Afol Metropolitana, Maurizio Del Conte. "Per ora vediamo gli effetti di contratti scaduti e chiusure di attività – prosegue – ma ci sono crisi aziendali preoccupanti, anche nel settore del commercio, pronte a esplodere". La stima è di 60-80mila persone che, da aprile, potrebbe perdere il posto di lavoro solo nel territorio della Città metropolitana. "Come Afol ci stiamo muovendo per affrontare il problema – sottolinea Del Conte – con percorsi di formazione e orientamento, politiche attive che però devono essere universali". Il riferimento è al reddito di cittadinanza, misura anti-povertà bandiera del M5s che dopo il flop si trova di fronte a un bivio. Intanto nel centro per l’impiego di via Soderini si incrociano le storie di chi ha perso il posto a causa del Covid. "Per 38 anni ho lavorato alla Bottega del Cashmere in via Della Spiga – racconta una donna – il negozio ha chiuso e noi siamo rimaste a casa. Per ora non si trova niente, mi sto dedicando alla cura di mia mamma, che è invalida". Marco Medic, 29 anni, è stato costretto a tornare a vivere con i genitori. Fino a maggio ha lavorato come software developer in un’azienda. Poi il tirocinio è scaduto e non è stato rinnovato. "Sono rimasto senza alcun sussidio – spiega – e sto andando avanti con i soldi che avevo da parte. Adesso mi sono iscritto a un corso di formazione sulla robotica, voglio approfittare di questa fase per acquisire nuove competenze". Una lotta quotidiana per rimanere a galla, aspettando l’ondata di primavera.

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