Hosni, il niente dietro la barba: "Chiedeva sempre soldi"

Milano, l’aggressore aveva appena rubato i coltelli

 Ismail Hosni, 20 anni (Newpress)

Ismail Hosni, 20 anni (Newpress)

Milano, 21 maggio 2017 - Un percorso di radicalizzazione iniziato e testimoniato dalla barba fatta crescere e dai video inneggianti all’Isis postati su Facebook. Per ora null’altro. Non prove di progetti concreti e imminenti, solo i dubbi legati a quei due coltelli da cucina trovati nelle tasche di Ismail Tommaso Hosni, il 20enne che tre giorni fa ha ferito un agente della Polfer e due militari alla Stazione Centrale. Posate da tavola, che Hosni ha ammesso di aver rubato poche ore prima dell’aggressione in un supermercato a due passi allo scalo ferroviario. Per utilizzarle in che modo lo spiegherà stamattina davanti al gip Emanuela Scudieri. Il collegamento tra il furto di coltelli, la condotta generale di Hosni e il terrorismo è solo un’ipotesi da vagliare per gli investigatori, e forse nemmeno tanto percorribile. Lo hanno confermato ieri il questore Marcello Cardona e il procuratore aggiunto Alberto Nobili, capo del pool Antiterrorismo. Sotto la lente investigativa sono finiti, invece, i suoi rapporti con Ahmed Jbali, 23 anni, libico arrestato con lui per spaccio A dicembre e che già prima dell’episodio di giovedì sera figurava in una relazione arrivata sul tavolo della Digos: su di lui ci sarebbero state indicazioni, poco circostanziate, di una presunta vicinanza all’ambiente dell’integralismo islamico. Si cerca di capire quindi se Hosni, che viveva da sbandato, possa essere stato indottrinato da qualcuno che aveva un ruolo di reclutatore, anche se al momento non sarebbe emersa alcuna rete di soggetti «interessanti». Nelle ultime ore sono state sentita la madre di Hosni, Lucrezia Caputo, e la zia che vive a Milano. La testimonianza della prima è stata raccolta per delega dai poliziotti della Questura di Foggia, visto che da parecchi anni vive a Ischitella, paesino di quattromila anime sulle alture del Gargano. E Lucrezia Caputo, con pesanti precedenti alle spalle, ha confermato di non sentire da molto tempo il figlio, che si era trasferito in Tunisia insieme al padre. Hosni aveva bussato a casa sua nel 2015, ma era rimasto poco tempo: «Quando è venuto non aveva voglia di fare niente e chiedeva sempre solo soldi», avrebbe detto agli inquirenti. Poi la partenza per Milano, dove il ragazzo ha ricontattato la zia, sorella della madre, che abita in zona San Siro. Stesso copione pure in questo caso: «Chiedeva soldi». È cosi che Hosni è finito per strada.   

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