Caterina Balivo e il rapporto con Milano: "Il mio paesello nella metropoli"

La città in cui la conduttrice partenopea ha raggiunto i maggiori traguardi professionali

Caterina Balivo

Caterina Balivo

Milano, 21 gennaio 2018 - Caterina Balivo festeggia domani in diretta su RaiDue, negli studi di via Mecenate, la puntata numero 900 di «Detto Fatto», trasmissione popolare e di carattere proprio come lei. Milano è la città in cui la conduttrice partenopea ha raggiunto i maggiori traguardi professionali e focalizzato la sua idea di famiglia, visto che matrimonio e doppia maternità sono arrivati entrambi dopo il trasferimento da Roma.

Novecento puntate fanno 135 mila minuti di trasmissione. Un risultato da celebrare.

«Non rientrando nella categoria dei programmi propriamente sobri, siamo sempre in festa. E domani lo saremo un po’ di più. Ricordo ancora quando l’allora direttore della Seconda Rete, Angelo Teodoli, mi disse “dai, tentiamo questo esperimento di 60 puntate”. Diciamo che di strada ne abbiamo fatta».

Cosa l’ha portata a Milano?

«Una doppia coincidenza: il cambio di programma nel 2010 e il fidanzamento con quello che sarebbe diventato mio marito, che viveva tra Milano, Londra e l’Alto Adige. Con la città è stata sintonia immediata e, al momento, non la cambierei con Roma».

Com’è stato l’impatto?

«Appena arrivata pensavo di stabilirmi in zona Corso Sempione, per stare vicina al lavoro così come avveniva a Roma, dove abitavo in zona Mazzini e andavo a lavorare negli studi di Via Teulada a piedi. Una trasmissione quotidiana, infatti, ti vincola abbastanza e devi fare scelte pratiche se non vuoi passare il tuo tempo in auto; il che significa vivere il quartiere, trovare la palestra sotto casa, l’estetista a due passi, e soprattutto non avere gli studi dall’altra parte della città».

Poi, però, ha seguito il cuore ed è andata a vivere con il suo futuro marito in centro.

«Già, ma studiando col tempo un percorso che mi porta al lavoro in pochi minuti, evitando i nodi più congestionati di traffico. Allungo di due chilometri la strada suggerita da Google Maps, ma è molto più veloce».

Quali sono stati i suoi luoghi-rifugio?

«Appena arrivata lo shock più grosso è stato il tempo. Non riuscivo ad abituarmi al cielo grigio e al freddo intenso di gennaio-febbraio. Il mio rifugio era Biancolatte, un locale vicino alla radio in cui avevo il mio programma che con i suoi buonissimi pancake mi addolciva qualsiasi ansia. Diciamo che i bistrot come Al Buon Convento, che all’inizio mi faceva anche un po’ da ufficio, o esercizi come l’estetista Vittoria sono stati le prime certezze».

Vive tra Milano e San Vigilio di Marebbe in Alto Adige.

«Io sono una donna urbana che non sente l’esigenza di staccarsi dalla città tranne quando deve andare al mare. Siccome però i figli di mio marito vivevano lì e lui ama quei posti, passavamo spesso il weekend con loro. Ora la nascita di Cora, che ha tre mesi, ha accorciato le distanze, perché viviamo stabilmente a Milano».

I luoghi del cuore?

«La basilica di Santa Eufemia, che per me è un luogo carico di significato. Insomma, la casa, il bistrot, la chiesa, l’estetista, l’edicola di piazza Vetra… mi sono ricreata il paesello nella metropoli. E poi c’è il parco Papa Giovanni Paolo II, che un tempo era un luogo non proprio affidabile e invece ora il Comune l’ha trasformato in un gioiellino».

Lei è pure impegnata per l’ambiente.

«Sì con la Fondazione De Marchi. A Milano, come in altre città, l’inquinamento è un problema serio. Sono anni che con la onlus Cittadini per l’Aria ci battiamo per sensibilizzare il Comune al problema. Ora abbiamo acquistato una sessantina di kit di misurazione delle polveri sottili da utilizzare, in aggiunta agli strumenti di rilevamento già esistenti, nel monitoraggio dell’aria che respiriamo soprattutto nelle zone in cui sorgono scuole. Lo scopo è creare una mappa dettagliata della situazione da portare poi sul tavolo del sindaco Sala per chiedere un intervento deciso. Milano è bellissima, ma il problema delle emissioni non può più rimanere in secondo piano».

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